
L’avvento dei social media ha portato nuovi dilemmi etici e deontologici, nel mondo del lavoro, ma ancora di più nel mondo della scuola.
A questo punto è lecito chiedersi: professori e alunni possono essere amici su Facebook o su altre piattaforme social?
E’ giusto che adulti e ragazzi si scambino pubblicamente informazioni della propria vita privata, anche al di fuori del contesto pubblico?
La materia non è legislativamente regolamentata e per questo motivo si fanno largo norme di grado inferiore (ad esempio i regolamenti Scolastici) per tentare di sopperire al vuoto legislativo.
Ad esempio un istituto ligure ha stabilito, attraverso una circolare, che gli insegnanti non possono stringere amicizia con gli alunni su Facebook.
Certo le amicizie virtuali tra insegnanti e studenti potrebbero servire come un ulteriore strumento di apprendimento, consentendo ad alunni e docenti di rimanere in contatto al di fuori dell’orario scolastico e scambiarsi un feedback diverso da quello canonico. Potrebbero, inoltre, fornire esempi concreti di comportamento post-scolastico ai propri alunni, insegnando loro come si vive nella vita reale.
Ma poi mi domando: “Ma perché, a quale scopo?”. Ed ancora: “ma chi glielo fa fare…!”
E poi, il tanto invocato diritto alla disconnessione, dove lo mettiamo?
Un alunno già si è dovuto sorbire la scuola per 5, 6 anche 7 ore, quale piacere sadico può provare mai a frequentare – seppur virtualmente – un docente fuori scuola.
Non a caso molti studenti vedono le richieste di amicizia di docenti su Facebook come un modo per essere controllati, spiati e temono possibili conseguenze sulle valutazioni o giudizi basati su ciò che postano.
E poi c’è la situazione limite, la possibilità che un’amicizia virtuale possa portare a un rapporto di eccessiva confidenza, compromettendo l’autorevolezza dell’insegnante. Una volta offline, ciò potrebbe tradursi in problemi relazionali e di gestione in classe.
Infine c’è il rischio (potenziale ma non astratto) di intrattenere relazioni affettive che a volte trovano la complicità silente di una tastiera.
E qui si apre un doppio fronte: quello disciplinare, perché il professore potrebbe essere sanzionato (fino al licenziamento) se crea una relazione di tipo affettivo con un/una discente.
E poi c’è il penale, perché se dall’Agape si passa all’Eros, allora c’è direttamente il carcere, senza passare per il Via.
E allora quali sono le netiquette che un docente dovrebbe usare?
- essere consapevole che ciò che si pubblica è visibile a tutti. Perciò, nella vita, così come a scuola, bisogna dare l’esempio: condividere contenuti educativi e rispondere con cortesia;
- usare le impostazioni di privacy per filtrare ciò che gli studenti possono vedere e ciò che invece dovrebbe restare loro nascosto;
- utilizzare gruppi e pagine per interagire con gli studenti: queste funzionalità offrono una comunicazione sicura e trasparente.
In conclusione, la questione rimane complessa in mancanza di una espressa regolamentazione.
Ma prima delle legge, è ben ricordarselo, esiste il buon senso e se è ammesso il vuoto legislativo, il vuoto in testa è inaccettabile.