
Con il salto nel vuoto di un insolito avvio di stagione anticipato a metà settembre, il Teatro Bellini di Napoli ha aperto le porte dei suoi preziosi spazi, premiato da una copiosa ed entusiastica presenza di pubblico. Ma si può dire che l’inizio di stagione 2024/25 è segnato da La grande magia di Eduardo De Filippo, attesissima produzione del celebre teatro partenopeo firma insieme a Fondazione Teatro di Napoli, Teatro Biondo Palermo, Emilia Romagna Teatro ERT/Teatro Nazionale.
Nel luminoso e sempre più accogliente foyer di via Conte di Ruvo, lo spettacolo è stato presentato dal regista Gabriele Russo, spalleggiato da Natalino Balasso e Michele di Mauro – interpreti rispettivamente di Calogero di Spelta e Otto Marvuglia – in presenza dell’intera compagnia, un nugolo di attori, più o meno noti ma tutti di riconosciuto talento: Veronica D’Elia, Gennaro Di Biase, Christian di Domenico, Maria Laila Fernandez, Alessio Piazza, Manuel Severino, Sabrina Scuccimarra, Alice Spisa e Anna Rita Vitolo.
Tra le locandine d’autore realizzate per le passate messinscene internazionali, in mostra per celebrare i quarant’anni dalla morte di Eduardo, Gabriele Russo ha raccontato il suo incontro con De Filippo, segnato dalla partecipazione come attore alla “Napoli Milionaria” diretta da Francesco Rosi accanto a Luca De Filippo. Quell’esperienza gli ha dato coscienza degli alchemici equilibri di battute, situazioni, colpi di scena, evoluzione di narrazione e personaggi, equilibri tra comicità e tragedia, e tutto quel che contraddistingue l’intelligenza drammaturgica dell’intera produzione eduardiana, unica e geniale.
Da qui l’esigenza quasi logica di affrontare come regista, dopo essersi approcciato al repertorio napoletano con Le cinque rose di Jennifer di Ruccello, un testo di Eduardo. Istintiva invece la scelta de La Grande Magia, che segna una svolta nel percorso creativo di De Filippo: un teatro meno tradizionale, controverso, a tratti cupo, certamente complesso, irrisolto per certi versi, aperto per certi altri. “Un testo che sembra avere in sé qualcosa di sinistro – dice Russo -. È stato come mettersi in contatto con l’autore e con i suoi incubi… con l’Eduardo che aveva in animo di provare qualcosa di diverso da ciò che il pubblico gli chiedeva.” Certamente un testo che ha inattesi e quanto mai moderni risvolti psicologici: cosa c’è di più moderno di un manipolatore di pensieri e di animi, oggi che siamo dominati da una realtà manipolata e manipolatrice?
Chiediamo al regista: “Rispetto all’idea di partenza, verso quale meta ti ha condotto questa complessa opera durante il lavoro di allestimento?”
“A dire il vero, a volte parto con meno idee rispetto a quante ne avevo in questo caso: un’idea molto più definita del solito. In genere preferisco sentirmi più sulle sabbie mobili, invece sono arrivato alle prove con una visione più precisa della messinscena, forse perché sentivo la responsabilità di uno spettacolo così impegnativo e popolare.
Certamente la differenza l’ha fatta l’incontro con gli attori: le loro voci, i loro corpi, le loro caratteristiche, le loro proposte, hanno dato una forma e una vita diverse a quello che era il mio punto di partenza. L’ulteriore e fondamentale apporto lo darà il confronto col pubblico.”

Natalino Balasso, con piglio istintivamente comico, ha entusiasticamente parlato dell’eccezionalità di una compagnia i cui componenti valicano i confini campani, e che hanno creato un gruppo affiatato e coeso, che segue con entusiasmo la coraggiosa scelta registica.
In profonda intuizione, Michele di Mauro ha sottolineato che lo spettacolo parla di fede e di fiducia, che attengono al nostro quotidiano, pur spingendocene lontano! La fondamentale differenza tra l’una e l’altra sta nel fatto che la fede spesso non ti mette in rapporto diretto con l’altro, mentre la logica della fiducia sta proprio nel rapporto diretto con l’altro. In questo spettacolo si riflettono profonde considerazioni, che sono anche abissi di tristezza.
A rendere ancor più allettante lo spettacolo, le scene di Roberto Crea, le luci di Pasquale Mari – che ci ha parlato di un lavoro di astrazione: “Quando manca il contesto, lo spazio viene creato dalla luce, o dal suono che, come suggerito dallo stesso autore, consentono di scavalcare la quarta parete” – i costumi Giuseppe Avallone e le musiche di Antonio Della Ragione.
Non ci resta che attendere il 15 ottobre, debutto di questa nuova grande magia eduardiana… che promette emozioni.
