

Guidare, assistere e tutelare il personale, sia militare sia civile, affetto da gravi neoplasie causate dall’esposizione di metalli pesanti e, al contempo, sostenere le vittime e i loro familiari che, da oltre un ventennio, levano a gran voce verità e giustizia. Sono queste alcune delle molteplici finalità a cui mira l’ANVUI – Associazione Nazionale Vittime Uranio Impoverito -, presentata pochi giorni fa presso la Camera dei Deputati. Costituitasi lo scorso dicembre, su iniziativa di un gruppo di vittime dirette e collaterali, l’associazione si propone di sensibilizzare l’opinione pubblica su una vicenda troppo spesso oscurata dai più, nonché creare una rete di supporto psicologico per gli ammalati che necessitano di un aiuto fattivo.
<< Dopo due decenni di questione “uranio impoverito” non si riesce a porre fine ad una triste vicenda nella quale sono coinvolti all’incirca 7.500 ammalati– tuona Vincenzo Riccio, presidente dell’ANVUI e maresciallo dell’aereonautica militare in congedo, affetto da carcinoma neuroendocrino – Ancora oggi c’è chi strumentalizza le vittime e, addirittura qualcuno, che continua a negare la correlazione tra uranio impoverito e l’insorgenza dei tumori nei soldati italiani che hanno prestato servizio nei teatri di guerra; Da qui nasce la necessità di creare un’organizzazione che possa far sentire la voce di chi da anni aspetta giustizia, senza mai dimenticare chi, purtroppo, quella battaglia con la malattia non l’ha vinta e non è più con noi>>. Un grido potente, quello del Riccio, rispetto una situazione rimasta paralizzata per troppo tempo e che solo da pochi anni è riuscita ad ottenere piccoli risultati concreti.
Ad oggi, infatti, sono 160 le sentenze emesse a favore delle vittime – ottenute dall’Avv. Angelo Fiore Tartaglia, consulente legale ANVUI- e se negli anni sono state ben quattro le commissioni d’inchiesta parlamentare a trattare la vicenda, solo nella IV commissione d’inchiesta si è arrivati ad affermare il nesso di causalità esistente tra utilizzo di “Depleted Uranium” e la comparsa di patologie tumorali, cercando, in tal senso, di gettare le basi per un valido strumento legislativo che possa tutelare le malattie professionali del personale delle Forze Armate.
<< Il caso uranio non è mai stato una questione politica su cui piazzare una “bandierina di partito” ma di sensibilità politica. Qui l’impegno a non lasciarvi da soli nelle sedi che hanno la competenza a disciplinare una materia che non può più attendere – spiega l’On. Avv. Giovanni Luca Aresta, vice capogruppo nella IV commissione difesa – Desidero esprimere la più sincera e leale vicinanza a tutte le vittime e le loro famiglie che, davvero per troppi decenni, hanno affrontato le gravi patologie tumorali nella totale assenza di un quadro conoscitivo e normativo approfondito di riferimento. Un calvario e sofferenza che, solo quando purtroppo la si vive sulla propria pelle se ne può comprendere appieno il significato e i riflessi. Uno scippo alla serenità… e spesso anche del futuro.>>
Diverse le personalità che, grazie al proprio impegno istituzionale, politico e di pubblica informazione, si sono da sempre occupati della questione e per i quali è stata attribuita la nomina di soci onorari: Jacopo Fò, l’On. Aresta, l’Amm. Falco Accame, Marilina Veca, Paolo Di Giannantonio, Stefania Divertito, Gaetano Pecoraro sono solo alcuni dei nomi legati all’associazione. Prossima iniziativa dell’associzione sarà quella di chiedere un incontro ufficiale con l’attuale Ministro della Difesa per discutere sulla questione.