
A Napoli la saggezza popolare è qualcosa di introvabile in qualsiasi altro posto nel mondo, qualcosa di raro, di autentico. Così storia e cultura si fondono ancora, ma questa volta col dialetto partenopeo, antico, forte, e bello da parlare e perché no, anche da sentire. I proverbi a Napoli sono la storia e l’anima di una città che si distingue, nel bene e nel male. Sono detti antichi nonché parte integrante della vita di ogni cittadino partenopeo. L’arguta saggezza di un popolo di contadini e marinai che, con i secoli, ha dato vita a queste espressioni che in reaItà non sono altro che piccole verità tratte dal quotidiano, come ieri così oggi. I proverbi popolari, infatti, raccontano le origini di un popolo e soprattutto per un napoletano, i detti antichi non sbagliano mai. In fondo la Napoli di ieri è la Napoli di oggi, una città fortemente legata alla sua storia e alle sue origini, ai misteri e alle leggende raccontate, ai miracoli ed alle superstizioni, una città continuamente in balia con il Destino.
Si potrebbe scrivere un libro di proverbi napoletani e forse non basterebbe perché sono molti ed ognuno di essi insegna e racconta. Sicuramente nel gergo napoletano, i detti più comuni sono ‘’ O cippo à Furcella’’ quando si parla di un oggetto, un avvenimento dall’origine particolarmente remota. Non è una frase fatta come molti oggi pensano in quanto risale all’epoca dei moti di Masaniello (1647) con riferimento al monumento adibito alla decapitazione di uomini e donne, posto al ridosso del quartiere di Forcella. Espressioni come ‘’O Muorzo d’a creanza’’ ovvero l’ultimo boccone che i ragazzi lasciano nel piatto al termine di ogni portata. In realtà, però, questo antico detto popolare è legato alla leggenda dello scarparo, il quale invitato da persone di classe sociale superiore, non volendo fare la figura dell’affamato, divorò l’intera portata con avidità ma, giunto all’ultimo morso, per orgoglio, lasciò una sua traccia e per questo si parla d’o muorzo d’a creanza.
Ma al di là di storie e leggende, nel gergo partenopeo i proverbi sono lezioni di vita come per i più piccoli, così per i più grandi. ‘’ Chi fraveca e sfraveca nun perd maje tiempo’’ come per dire che chi si da fare, se pur non è il suo mestiere, non perde mai tempo perché nella vita bisogna essere intraprendenti. ‘’Chi cchiu’ penza ‘e sapé cchiu’ e’ ‘gnurante’’, legato a quelle persone che pensano troppo ma che alla fine concludono poco. ‘’O purpo s’adda cocere cu’ l’acqua soja: questo proverbio, famosissimo, spiega che alle volte i consigli non bastano perché bisogna vivere la vita così come ci capita e magari anche sbagliare in determinate situazioni per poter poi imparare e capire qual è la strada giusta da seguire. ‘’ Quanno ‘a furmicula mette ‘e scelle, e’ segno ca vo’ muri’ ‘’, legato a chi non si pone limiti e va contro la sua natura rischiando anche la vita, come la formica che non potrà mai pretendere di volare. ‘’Quanno nu’ sai fa o scarparo nu rompere o cazz’ e semmenzelle’’, per chi, invece, tenta di fare delle cose ma è palesemente incapace di farle.
Di gran classe è ‘’Cricco, crocco, e Mano c’angina’’, un trio di malfattori di cui Cricco per l’abilità nel sollevare pesi, memorabile il personaggio di Peppe o’ Cricco in Napoli millenaria di De Filippo, Crocco ovvero il gancio, e Mano c’angina che richiama l’immagine uncinata di Hook in Peter Pan. O, ancora, ‘’Pe vvintinov ‘e ttrenta’’, una situazione che ci salva all’ultimo momento, ‘’Figlio ‘e ntrocchia, sinonimo di furbizia, scaltrezza, schiettezza nel dire e fare le cose, qualità tipica dei partenopei d’origine di questa città. Si sente spesso nel quotidiano partenopeo anche l’espressione ‘’E recchie ‘e pulicano’’ quando si parla di chi ha un ottimo udito in grado di percepire anche il più sottile bisbiglio come questo volatile che riesce a sentire il pigolio dei suoi piccoli nel nido anche a grandi distanze. Napoli è ricca di cultura, ed un libro, appunto non basterebbe a raccontarla.