

Ricoverato già da due giorni nel reparto di medicina d’urgenza il suo cuore – trapiantato all’inizio degli anni Novanta – non ha retto.[divider]
D’Ambrosio è stato per decenni protagonista delle vicende giudiziarie italiane indagando, tra l’altro, sulla strage di Piazza Fontana, sul caso della morte dell’anarchico Pinelli e assieme al famoso “pool” a Mani Pulite. Con Antonio di Pietro, Gherardo Colombo, Francesco Saverio Borrelli, Piercamillo Davigo e altri pm D’Ambrosio ha messo il naso nelle losche faccende della Tangentopoli della Prima Repubblica, smantellata proprio grazie all’ottimo lavoro svolto.
Nato a Santa Maria a Vico, provincia di Caserta, il 29 Novembre 1930, si laureò a Napoli in Giurisprudenza col massimo dei voti entrando in magistratura cinque anni dopo. Prima venne assegnato alla Procura della Repubblica a Nola , poi a Voghera ed infine a Milano. Nel capoluogo lombardo fu pretore civile prima e giudice istruttore dopo; con questo ruolo condusse l’istruttoria al processo per la strage di Piazza Fontana. Nel 1975 fu il giudice del caso dell’omicidio di Giuseppe Pinelli, l’anarchico che volò dal quarto piano della Questura di Milano nel 1969. Nel 1981 invece col ruolo di sostituto procuratore si pronunciò sul caso del Banco Ambrosiano che vedeva tra gli imputati Roberto Calvi, trovato morto a Londra nel 1982; nel 1989 divenne procuratore aggiunto dirigendo il Dipartimento criminalità organizzata e dal 1991 il Dipartimento dei reati contro la Pubblica Amministrazione. Dal 1992 divenne componente del famoso pool di Mani Pulite. Dal 1999 fu alla giuda della Procura della Repubblica andando in pensione per sopraggiunta età nel 2002.

Nonostante la pensione e la necessità di lasciare la toga, l’impegno da parte di Gerardo D’Ambrosio è stato costante anche negli ultimi anni. Eletto in Lombardia come senatore dei Ds nel 2006, è stato riconfermato nelle elezioni del 2008 come senatore del Partito Democratico, lavorando anche nella Commissione permanente della Giustizia a Palazzo Madama.[divider]
Negli anni è stato tacciato di essere fascista o socialista a seconda dei casi giudiziari da lui portati avanti ma D’Ambrosio in realtà si è sempre distinto per le sue straordinarie «qualità professionali ed umane» come vogliono ricordarlo i magistrati della Procura della Repubblica in una nota firmata dal Procuratore Edmondo Bruti Liberati.
Dal mondo politico gesti e parole di cordoglio si uniscono al dolore dei familiari. Il Premier Renzi esprime in una nota «profondo cordoglio (…) per un uomo la cui probità, il profilo asciutto e rigoroso, lo scrupolo da magistrato e da esponente delle istituzioni parlamentari sono una lezione quotidiana».
Il Sindaco di Milano Giuliano Pisapia ha definito D’ambrosio »un amico, un grande uomo e uno dei simboli della Magistratura italiana. Un uomo cui la vita aveva concesso una seconda chance e che aveva saputo sfruttarla a beneficio della collettività».
Il Ministro della Giustizia Andrea Orlando afferma che »con Gerardo D’Ambrosio scompare un illustre uomo delle Istituzioni. La sua esistenza è stata interamente dedicata al Paese, prima come magistrato poi come senatore della Repubblica. Filo conduttore di essa è stata un’autentica e costante passione civile guidata dai valori della Carta Costituzionale». Le sentite condoglianze alla famiglia D’Ambrosio anche da parte dell’ex Presidente Romano Prodi.
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