Premio Nobel alla letteratura nel 1982, giornalista e scrittore colombiano, considerato uno dei più grandi letterati del novecento, ha portato all’attenzione mondiale la letteratura latinoamericana con i suoi splendidi romanzi. Giovedì 17 aprile è morto Gabriel Josè de la Concordia Garcia Marquez, meglio conosciuto come Gabo.Nato in Colombia ha vissuto la maggior parte della sua vita tra quest’ultima e il Messico; sono state proprie queste due patrie a dargli l’ultimo saluto, tra il Palazzo delle Belle Arti di Città del Messico, dove sono state portate le ceneri del premio Nobel dalla moglie Mercedes, accompagnata da amici di famiglia, e dai due figli, Rodrigo e Gonzalo, e la cattedrale di Bogotà dove è stato ricordato il connazionale. Niente funerali pubblici dunque per il romanziere latino americano, ma una semplice commemorazione: l‘urna con i resti del padre del ‘realismo magico’ è stata posta su un piedistallo circondato da fiori gialli al centro di una sala del palazzo, decorata con un gigantesco ritratto in bianco e nero dello scrittore. Sotto la foto c’era una delle frasi più note di ‘Gabo’ (“La vita non è quella che uno ha vissuto, ma quella che uno ricorda e come la ricorda per raccontarla”). In Colombia invece l’orchestra filarmonica di Bogotà ha reso omaggio allo scrittore con un concerto gratuito presso la Catedral Primada, simbolo della città. Nella piccola città di Aracataca, dov’è nato Marquez, i residenti si sono riuniti davanti alla casa d’infanzia del premio Nobel per una veglia a lume di candela e condividere alcuni suoi brani ad alta voce. Prima giornalista per diversi ed importanti quotidiani nazionali colombiani e poi scrittore, decide di trasferirsi in Messico sentendosi messo sotto sorveglianza dalla CIA e minacciato dagli esuli cubani anticastristi, dopo aver perso l’autorizzazione alla residenza permanente come cronista negli Stati Uniti, in seguito a decisioni politiche. Il suo esordio letterario avvenne nel 1955, ma il primo racconto risale al 1947. Dopo il trasferimento in Messico, si dedicò in maniera costante alla scrittura. Nel 1967 pubblicò la sua opera più nota: Cent’anni di solitudine un romanzo che narra le vicende della famiglia Buendía a Macondo attraverso diverse generazioni. Un’opera complessa e ricca di riferimenti e allusioni alla storia e alla cultura popolare sudamericana, considerata la massima espressione del cosiddetto realismo magico, e che ha consacrato in tutto il mondo García Márquez come un autore del massimo livello.[divider]Guarda il video delle commemorazioni
[divider]Se vuoi ascoltare l’articolo letto dalle nostre redattrici clicca qui