
Mercoledì 16 luglio, all’interno del carcere femminile di Santa Maria Capua Vetere, è andato in scena “Miseria e Nobiltà, poca miseria e molta nobiltà”, uno spettacolo intenso e commovente interpretato da quindici detenute del reparto femminile “Senna”, appartenenti al circuito di Alta Sicurezza.
Un momento di profonda partecipazione e restituzione simbolica, che ha unito teatro, musica e speranza in un percorso di riscatto personale e collettivo.
L’iniziativa si inserisce nel progetto Chiavi di Libertà, promosso dall’impresa sociale Con i Bambini e sostenuto dall’istituto penitenziario, grazie all’impegno della direttrice Donatella Rotundo. Il progetto punta a ricostruire relazioni familiari, in particolare tra genitori e figli, offrendo strumenti di crescita interiore attraverso linguaggi espressivi come l’arte e la cultura.
Lo spettacolo è il frutto di sei mesi di lavoro laboratoriale, da gennaio a giugno, condotto da un’équipe artistica di grande valore: Carlo Morelli alla direzione musicale, Luigi Nappi e Ivan Esposito nei laboratori di canto, Salvatore Totaro e Alessandra De Luca per la parte teatrale. Totaro ha firmato anche la regia, dando forma scenica alle emozioni delle partecipanti e al loro bisogno di riscatto.
L’adattamento originale dell’opera di Scarpetta ha restituito al pubblico interno non solo intrattenimento, ma un forte messaggio di dignità e trasformazione. Le detenute, non solo attrici ma anche spettatrici, hanno partecipato con entusiasmo e commozione, sostenendosi a vicenda, applaudendo le compagne in scena e concludendo lo spettacolo in un ballo collettivo che ha rotto i confini tra palco e platea, tra finzione e realtà.
Particolarmente significativo è stato il momento in cui il commissario dell’istituto si è esibito al sax, regalando una parentesi musicale che ha unito simbolicamente mondi solitamente separati. Il suono caldo dello strumento ha riempito lo spazio con un’emozione condivisa, in perfetta sintonia con il clima di apertura e rispetto che ha attraversato tutta la rappresentazione.
A conclusione dell’evento, le detenute hanno letto una lettera scritta collettivamente, in cui hanno espresso consapevolezza degli errori commessi, ma anche gratitudine per il percorso intrapreso. Hanno raccontato come il teatro e la musica abbiano rappresentato per loro non solo una via di espressione, ma un’opportunità concreta per immaginare un futuro diverso, più consapevole, più umano.
Il senso profondo di questo percorso è stato reso possibile anche grazie alla dedizione di chi, quotidianamente, lavora all’interno del carcere. Tra le figure educative coinvolte, è emersa con chiarezza la consapevolezza che per operare in un contesto simile servono doti umane fondamentali: empatia, sensibilità e l’assenza di giudizio. Solo così è possibile accompagnare le persone private della libertà in un cammino autentico di cambiamento.
In un luogo dove ogni giorno si fa i conti con il passato, questo spettacolo ha aperto uno spiraglio sul domani. Ha dimostrato che anche tra le mura di un carcere può fiorire bellezza, e che ogni essere umano – se accompagnato con rispetto e fiducia – può ritrovare la propria voce e riscrivere la propria storia.
“Chiavi di Libertà è un progetto nato dalla lettura della Carta dei Diritti dei Figli dei Detenuti, e si fonda su un principio semplice ma rivoluzionario: rendere questi diritti non solo riconosciuti, ma concretamente esigibili. Le “chiavi” diventano simbolicamente e operativamente degli strumenti che aprono il “lucchetto della libertà” – non una libertà astratta, ma una libertà di scegliere, di crescere, di immaginarsi un futuro svincolato dalla prigione sociale dell’ereditarietà.
Chiavi di Libertà si fonda sull’idea che ogni bambino abbia il diritto di crescere libero da stigma, da esclusione e da cicli di marginalità. Attraverso percorsi educativi, psicologici, relazionali e culturali, questo progetto costruisce passaggi alternativi, sentieri nuovi che partono dalla consapevolezza dei diritti e arrivano alla loro applicazione concreta”. Ha dichiarato Maria Santoro progettista e referente del centro Lupt Unina.
“L’impatto di questo tipo di esperienza è senza dubbio positivo: migliora le relazioni tra i compagni di detenzione, stimola la cooperazione, abbassa i livelli di conflittualità, favorendo a contempo un percorso di consapevolezza e di responsabilità.
Non è raro, infatti, che il teatro diventi anche una forma di terapia: uno specchio in cui guardarsi e riconoscersi, magari per la prima volta, con uno sguardo diverso.
Lo stesso si conferma, quindi, uno strumento educativo di straordinaria efficacia ma soprattutto di riscatto per tutti quei detenuti che con coraggio e determinazione scelgono di rimettersi in gioco e di ricominciare”, sostiene Ilaria Manna, Vice direttore della Casa Circondariale di Santa Maria Capua Vetere.
L’avv. Roberto Scopece, presidente del CAM Telefono Azzurro – capofila
del progetto “Chiavi di Libertà” costituito da ben 15 partners – dopo i ringraziamenti all’intero cast di artisti, costumisti, fonici , magistralmente diretti dal maestro Carlo Morelli e dal regista Salvatore Totaro , nonché alla Direttrice ed alla Vc Direttrice del Carcere di S.M.C.V. (anch’esso partner del progetto) ed alla Polizia Penitenziaria, ha rivolto un particolare ringraziamento alle mamme detenute che con il loro impegno hanno dimostrato di aver compreso la vera finalita’ del
progetto “Chiavi di Liberta’” che e’ quella di recuperare ed incrementare il loro rapporto affettivo con i propri figli cercando di porre rimedio allo stato di grande disagio e sofferenza degli stessi.
“Nel carcere di Santa Maria abbiamo vissuto un’esperienza autentica, intensa e viva. le detenute si sono trasformate in attrici straordinarie, Attraverso le parole, i gesti, i silenzi, ci hanno permesso di entrare – per un attimo – nel loro mondo.
L’emozione era palpabile, dentro e fuori scena. Le lacrime, i sorrisi, gli abbracci a fine spettacolo sono la prova che il teatro, anche (e soprattutto) in carcere, può essere uno spazio di libertà, di dignità, di rinascita. Un grazie sincero a tutte le donne che hanno avuto il coraggio di mettersi in gioco. Ci hanno ricordato che l’umanità può risplendere anche nei luoghi più chiusi”. Ha chiosati il Maestro Carlo Morelli.