Sono passati quasi cinque anni da quel 12 agosto 2009, giorno in cui Luca Campanale, un detenuto di 28 anni del carcere diSan Vittore, si impiccò nella sua cella. Ieri è finalmente giunta la condanna inflitta, dal giudice della nona sezione penale Fabio Roia, nei confronti di Roberta De Simone: una psicologa in servizio nel carcere di Piazza Filangeri, condannata ad otto mesi di reclusione per omicidio colposo in relazione al suicidio del ragazzo. Secondo l’accusa, infatti, la donna avrebbe sottovalutato il rischio di un possibile suicidio del giovane (in carcere in seguito ad uno scippo) che aveva già provato a togliersi la vita per ben otto volte tra il maggio e l’agosto 2009. Campanale era stato sottoposto a solo due colloqui psicologici per poi ottenere le dimissioni dalla stessa De Simone dal Centro Osservazione Malattie Psichiche del Carcere, ed essere trasferito, a causa di un sovraffollamento del reparto psichiatrico, nella cella 112 senza sorveglianza a vista, ovvero la cella in cui ha posto fine alla sua vita. Secondo il pm Silvia Perrucci la psicologa avrebbe sottovalutato il fatto che il ragazzo fosse una «persona incapace di provvedere a se stessa a causa dei disturbi psichici che lo colpivano».
Inoltre, la donna e il Ministero della Giustizia dovranno versare alla famiglia Campanale (i genitori e i due fratelli) un risarcimento pari a 529mila euro per il dolore provocato dall’improvvisa morte. Le motivazioni della sentenza saranno depositate tra due settimane, ma intanto è la prima volta che un tribunale italiano riconosce una responsabilità di questo tipo.[divider]Se vuoi ascoltare l’articolo letto dalle nostre redattrici clicca qui