
Non accenna a spegnersi la polemica tra Luigi Di Maio ed Emmanuel Macron: se negli ultimi giorni l’opinione pubblica ha spostato la propria attenzione sulla questione Sanremo, resta comunque di estrema importanza la tensione sull’asse Roma-Parigi, soprattutto in vista delle elezioni Europee di maggio.
Nonostante l’intervento del presidente del consiglio Giuseppe Conte, Macron non ha dato l’idea di volersi tirare indietro dallo scontro in campo aperto con il capo politico del Movimento Cinque Stelle, dopo che questo, insieme ad Alessandro Di Battista, ha incontrato il “leader” dei gilet gialli Chalencon, il quale negli ultimi mesi ha usato toni estremamente aggressivi contro il governo francese e, su tutti, contro lo stesso presidente Macron, minacciando una guerra civile.
Di Maio, però, ha deciso di minimizzare la portata sovversiva dei gilet gialli, dichiarando che «credo che una lista politica che sta per presentarsi alle elezioni europee sia un legittimo interlocutore di una lista, la mia. Mi dispiace che Macron l’abbia presa come lesa maestà.» Dal canto suo, Chalencon ha proferito parole di stima ed affetto nei confronti del MoVimento, anticipando l’idea di un’alleanza politica che, fino a pochi mesi fa, sarebbe risultata quanto meno surreale.
Le parti, dunque, sembrano essere più lontane che mai, a dispetto di quanto dichiarato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella sulla storica amicizia dei due paesi. Andando ad analizzare la situazione con un occhio al futuro, però, è facile comprendere come si tratti in realtà di qualcosa che va ben oltre le semplici scaramucce: è evidente come Di Maio e Macron stiano solo anticipando quella che sarà la lotta tra i due principali schieramenti politici delle prossime europee. Se da una parte abbiamo il populismo pentastellato, che dopo aver affondato Matteo Renzi ha trovato in Macron un nuovo “rappresentante dei poteri forti” da abbattere, dall’altra abbiamo il presidente francese, uno degli ultimi baluardi dell’europeismo liberale, in costante discesa negli ultimi anni.
Vista in questo modo, si tratta di una mossa quasi scontata da parte dei due leader, ed i gilet gialli sembrano solo essere il casus belli per scatenare questa faida. Macron, dopo aver abbandonato la guerra a Trump, necessitava disperatamente di un nemico in ambito internazionale per spostare le tensioni sociali sull’esterno, mentre Di Maio si è sentito giustamente scavalcato dalla dilagante popolarità di Matteo Salvini. Più che due nemici, dunque, sembra piuttosto di guardare due partner di sparring, pronti ad affrontarsi, ma sempre con un occhio occupato a leggere i sondaggi.