
Una tradizione popolare quella celebrata il 17 gennaio di ogni anno in onore di Sant’Antonio Abate, patrono degli animali e Santo protettore delle avversità del fuoco. Carri allegorici e musiche popolari, folkrore, gastronomia, religiosità e tanta allegria in ogni angolo della strada, un paese eccitato per questa festività, un popolo che si emoziona ogni volta come cinquant’anni fa. Eclatante è la devozione e la venerazione al culto che i maceratesi tributano al Santo seguendo, come di norma, i canoni della liturgia neoclassica. Spiccata è anche la creatività artigianale degli strumenti musicali utilizzati dagli artisti, che fanno da colonna sonora a questa grande festività: botti, tini e falci, i classici attrezzi di uso contadino diventano musica, musica da popolo, generando un’atmosfera magica che ci richiama al cuore la stessa emozione antica, sentita dal popolo un tempo, tra i vicoletti stretti e le piazze di Macerata.
Una colonna sonora, quindi, riconoscibile e autentica, con i botti percossi dai magli, i tini da mazze in legno e le falci da ferri spessi, creando così un mix di suoni asincroni, persino assordanti, ma che rappresentano la peculiarità di questa festività ovvero la musica ‘’Pastellessa’’ . Archiviando tra vecchi manoscritti, si racconta che questa musica sia un rituale pagano nato per ‘’scacciare il male’’, utilizzato per l’appunto dai contadini che suonavano per scacciare gli spiriti maligni dagli angoli bui delle loro cantine. Si dedicavano e si dedicano tutt’oggi costantemente a questo culto sacrosanto per loro in modo tale da non abbandonarlo alle future generazioni. Vincitore del male, sconfisse il diavolo, è cosi che lo ricorda la gente Sant’Antonio Abate, la ricorrenza, forse, più importante in tutta la regione Campania. Per solennizzare il giorno di Sant’Antonio, come da tradizione, tutti i paesi della provincia di Caserta fin dalle prime ore della sera del 17 gennaio accendono il ‘’Cippo’’ o ‘’Ceppo’’ e’ Sant’Antuono: con un bel fascio di legna viene acceso un fuoco o nelle piazze o in qualche angolo della strada, lasciando che si consumi per tutta la notte fino all’alba.
Una tradizione popolare accompagnata dai classici giochi di un tempo, il Tiro alla Fune e il Palo di Sapone, da un buon piatto nonché specialità di Macerata Campania ‘’a past’e llessa (pasta con le castagne secche) e un bicchiere di vino offerto dal Comitato festeggiamenti. Una giornata memorabile trascorsa tra religiosità e spensieratezza con l’immagine da sfondo di un Santo che non si può non commemorare. Il folkrore maceratese è più vivo che mai in questa giornata, soprattutto grazie alle spettacolari sfilate delle Battuglie di Pastellessa, carri enormi, lunghi oltre 15 metri e larghi 4, che emozionano e coinvolgono tutto il paese. È proprio questo il culmine della festa: le voci in piazza, la frenesia della folla, i 50 percussionisti, i famosi ‘’Bottari’’ di Macerata Campania che si esibiscono di fronte al Comitato dei festeggiamenti, i fuochi pirotecnici figurati con ‘’a signora ‘e fuoco (la signora), o’ puorco (il maiale), ‘o ciuccio (l’asino) e ’a scala (la scala) fatti esplodere in piazza a mezzogiorno in punto. Come per ogni festività ci sono i proventi che servono a finanziare parte delle spese utili all’organizzazione della festa. Si parla della ‘’riffa’’ che chiude l’evento con la vendita all’asta di tutti i beni in natura offerti dai credenti, doni che valgono poco ma che vengono acquistati dalla gente per devozione e amore verso il Santo.