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L’attesa è terminata, l’opera ultima del regista inglese, Joe Wright, “M-il figlio del secolo” è disponibile su Sky, pronta a saziare la famelica curiosità dello spettatore che non sa cosa potrà aspettarsi da questa miniserie, presentata all’81esima Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia. La bellezza delle riprese, ricche di dettagli e l’accuratezza della fotografia, catapultano il pubblico direttamente nell’Italia di inizi ‘900, avvolgendolo tra clima, rumori e perfino sembrano percepirsi gli odori di quell’epoca lontana.
Le (prime) otto puntate, sono ispirate dal romanzo omonimo dello scrittore napoletano Antonio Scurati, raccontano le fasi dell’ascesa di Benito Mussolini, da ex socialista diventa direttore del giornale “Il Popolo d’Italia”, da Capo dei Fasci di Combattimento arriva alla carica di Presidente del Consiglio.
La realtà storica è difficile da rappresentare, specialmente se gli sceneggiatori si trovano tra un nero incudine e un rosso martello, pronti ad essere criticati da quel pubblico, spronato da coscienze labili di ideali passati. Ma nonostante questa peculiare difficoltà, la bravura nel continuo riequilibrare, ha dato tutto sommato buon risultato alla prova scenica.
In alcune sequenze riecheggia forse un po’ troppo grottesca la figura del Duce ma la mini-serie di Wright appare scorrevole, talvolta non proprio fedele ai fatti accaduti ma sicuramente romanzata ad arte per risultare appetibile ad un vasto pubblico che ha apprezzato molto.
Punta di diamante di “M-il figlio del secolo” è senza ombra di dubbio il ruolo del protagonista offerto all’attore romano Luca Marinelli che riesce a superare se stesso, con un’interpretazione mai stridente, come una seconda pelle restituisce alla storia contemporanea il piglio del condottiero. Con un accento romagnolo autoctono rompe la quarta parete interloquendo direttamente con lo spettatore che gli diventa: amico, confidente e coscienza inerme: quasi un punto di riferimento per la figura di Mussolini padre, marito, politico e leader.

Questa scelta stilistica rende il tutto molto vivace e si rivela, dunque, brillante. Pedante e superflua è apparsa la personale dichiarazione antifascista di Marinelli. Ci si dovrebbe quindi preoccupare se Benicio Del Toro non si è dichiarato anti comunista prima di interpretare Che Guevara? O peggio, si dovrebbe temere Claudio Gioè che non si è dichiarato contro la mafia prima di aver interpretato Totò Riina?
Al di là dello spettro del fascismo, il talento di Luca, lo addottora: “M – l’attore del secolo.”