
Finalmente dal governo parole chiare sulla questione Alitalia-Etihad.
Gli sceicchi vogliono entrare in Alitalia con una quota compresa tra il 40% e il 49% lasciando comunque ai “vecchi” soci Cai la restante parte; i debiti, gli esuberi e tutti gli asset improduttivi andrebbero però in una cosiddetta “bad company”. Tale bad company però come è successo già con la precedente cordata che ha dato vita al Cai e alla nuova Alitalia è rimasta tutta a carico dello Stato; questa vecchia bad company si aggiunge alla nuova bad company voluta dagli arabi e tutto resta sempre a carico dello Stato Italiano, ossia i contribuenti. Ethiad vuole fermamente che il debito contratto dalle precedenti gestioni sia neutralizzato prima del suo ingresso nella compagnia.
Sostanzialmente una zavorra che si somma alla precedente e l’affondo è assicurato.[divider]
Su questa ipotesi di “matrimonio” economico tra Italia e Emirati Arabi si è inserito giustamente il Ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi che da subito ha definito inaccettabile accordo in questi termini e che il contributo pubblico non è assolutamente da tenere in considerazione. «Continuo a leggere notizie che non sono vere. Il tema della bad company non è accettabile e non è condiviso dal governo» dichiara Lupi durante l’incontro-dibattito “Giornate di lavoro” organizzato dalla Cigl e tenutosi a Rimini i giorni scorsi.
Come sottolinea il Ministro alfaniano quello che deve valutare il governo in fase di proposta è il piano industriale «lì si vedono gli obiettivi a medio e lungo termine e quindi le ricadute sull’occupazione; il tema, dunque, è affrontare un nuovo rilancio industriale della compagnia di bandiera» e non certo la possibilità di una bad company o una new company «tornando ai modelli del passato. Il problema di Alitalia – ha aggiunto – è trovare un grande partner industriale forte che la rilanci sul piano internazionale per tornare ad essere un vettore intercontinentale».
C’è comunque da attendere martedì, probabile giorno di incontro tra i vertici Alitalia e i vertici Ethiad per conoscere i risvolti della faccenda. Al momento l’australiano James Hogan, amministratore delegato di Ethiad Airways non commenta.
Gli sceicchi vogliono entrare in Alitalia con una quota compresa tra il 40% e il 49% lasciando comunque ai “vecchi” soci Cai la restante parte; i debiti, gli esuberi e tutti gli asset improduttivi andrebbero però in una cosiddetta “bad company”. Tale bad company però come è successo già con la precedente cordata che ha dato vita al Cai e alla nuova Alitalia è rimasta tutta a carico dello Stato; questa vecchia bad company si aggiunge alla nuova bad company voluta dagli arabi e tutto resta sempre a carico dello Stato Italiano, ossia i contribuenti. Ethiad vuole fermamente che il debito contratto dalle precedenti gestioni sia neutralizzato prima del suo ingresso nella compagnia.
Sostanzialmente una zavorra che si somma alla precedente e l’affondo è assicurato.[divider]
Su questa ipotesi di “matrimonio” economico tra Italia e Emirati Arabi si è inserito giustamente il Ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi che da subito ha definito inaccettabile accordo in questi termini e che il contributo pubblico non è assolutamente da tenere in considerazione. «Continuo a leggere notizie che non sono vere. Il tema della bad company non è accettabile e non è condiviso dal governo» dichiara Lupi durante l’incontro-dibattito “Giornate di lavoro” organizzato dalla Cigl e tenutosi a Rimini i giorni scorsi.

C’è comunque da attendere martedì, probabile giorno di incontro tra i vertici Alitalia e i vertici Ethiad per conoscere i risvolti della faccenda. Al momento l’australiano James Hogan, amministratore delegato di Ethiad Airways non commenta.