
“… Vedi, molti mi considerano forte e sereno, come se non accettassero che aiutando gli altri io abbia bisogno di aiuto. Sapessero quante volte piango e mi dispero; lo sanno i miei figli, che talora mi consolano e mi abbracciano per darmi coraggio. E a volte sono io a stringere la loro debolezza e il loro dolore. Un abbraccio vale di più di una terapia sul dolore…”
Queste frasi, dense di significato, balzano agli occhi, leggendo “Lettera a un adolescente”, uno dei libri più conosciuti dello psichiatra Vittorino Andreoli, che da anni ormai, vive e lavora tra gli adolescenti. Un’opera che può essere interpretata come un vero e proprio invito al dialogo, ma non ad un dialogo qualsiasi, a quello con i sentimenti, il che risulta essere molto più complesso .
Uno scritto, diretto principalmente a coloro che si affacciano alla vita, agli adolescenti, ma non solo a questi ultimi; in quanto, si tratta, di un monito per chi attraversa un momento carico di turbolenze emotive, e grida presenza e affetto.
E quasi sicuramente, solo l’amore di un genitore e di qualcuno che si ama col cuore, può colmare strascichi profondi di un passato doloroso; poiché tutti attraversiamo momenti in cui abbiamo bisogno di una parola che ci conforti, di una voce di incoraggiamento e perché no, anche e soprattutto di un abbraccio, che ci faccia comprendere il significato autentico della vita, che per quanto dura possa essere, vale sempre la pena di essere vissuta.
Ed è chiaro che, non siamo semplici pedine nello spazio che brulicano sospinte dal desiderio incalzante di dare il meglio; noi siamo già il meglio, e Andreoli lo ricorda ad ognuno di noi tramite queste frasi : “ Sei mistero, e nel mistero del tuo esserci forse vali più di quanto immagini. Hai un senso che va oltre il senso”.