
Continuano le polemiche su Lorde e la sua decisione di annullare la data israeliana del 5 giugno per Tel Aviv del suo tour del 2018. Tuttavia, questo volta, la cantante neozelandese pare aver trovato dei colleghi pronti a difenderla.
Dopo l’articolo sul Washington Post dove viene definita come bigotta per le sue scelte e dopo l’attacco del rabbino Shmuley Boteach, le cui pressioni hanno permesso la pubblicazione, ora è sul Guardian che compare una risposta, in forma di lettera. Mittenti di questa sono tanti celebri artisti, più di 100 fra scrittori, attori, musicisti e artisti vari. Sicuramente, quelli che spiccano di più sono i colleghi della cantante come l’ex Pink Floyd Roger Waters, l’ex Genesis Peter Gabriel, l’ex Audioslave Tom Morello e il produttore Brian Eno.
Alcuni di questi si erano già fatti sentire più volte a gran voce riguardo alla questione palestinese e non hanno perso l’occasione per ergersi in difesa dell’autrice di Melodramma e dire la loro. “Scriviamo a sostegno di Lorde, che ha reso pubblica la sua decisione di non esibirsi in Israele e ora viene etichettata come bigotta in un’intera pagina pubblicitaria del Washington Post. Il rabbino Boteach non ha nulla da insegnare agli artisti per quanto riguarda i diritti umani. Sono inaccettabili le tattiche da bullo usate per difendere le ingiustizie contro i palestinesi e per sopprimere la libertà di coscienza degli artisti. Noi sosteniamo la decisione di Lorde di prendere posizione”
La scelta dell’artista non è certo dovuta al caso, ma bensì frutto di una seria decisione dopo il controverso annuncio del Presidente Trump di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele e dopo le pressioni ricevute dal BDS (Boycott, Divestment and Sanctions), un’organizzazione che si oppone a Israele per le politiche sul fronte palestinese. La cantante si è scusata per l’annullamento della data, ma non ha rilasciato particolari dichiarazioni, se non: “Credo che la decisione giusta, a questo punto, sia di cancellare lo show“.
Anche l’ambasciatore neozelandese Itzkah Gerberg ha contattato, seppur in modo molto più morigerato, la decisione di Lorde e ha invitato l’artista a discutere in privato “di Israele, dei suoi traguardi e del suo ruolo come unica democrazia del Medio Oriente“.