
Era un po’ di tempo che non andavo in un teatro piccolo. Sono belli i teatri piccoli, creano un rapporto speciale con gli attori, si sentono i rumori del legno sul palco, i movimenti dei spettatori in platea, lo scricchiolio dei piedi sulla pedana, mentre tutti, in silenzio, cercano di non infastidire la scena. I toni sono più diretti e la mimica facciale è limpida lì davanti a te. Ed ho trovato particolarmente preziosa questa cosa per lo spettacolo in scena al Piccolo Bellini (dal 20 febbraio al 2 marzo settimana corta – via Conte di Ruvo 16 – Napoli), “Passaggio Segreto”, prodotto dalla compagnia “XX che è femmina” dei Figli del Bronx, per la regia di Roberta Serretiello, da un’idea di Maura Perrone. Lo spettacolo in una narrazione frammentata di piccoli episodi, ed a ritmi elevatissimi, cerca di rappresentare, ridicolizzandone gli aspetti più grotteschi, i luoghi comuni più noti legati al sesso, ma anche quelli meno noti, legati ad esempio, al più chiuso mondo dei maschi. [divider]Dall’uomo geloso e aggressivo che reclude la sua donna, opprimendo la sua femminilità e la sua libertà di espressione, rappresentata da una vera e propria vagina, con tanto di cintura di castità addosso, passando per i discorsi in branco sulla lunghezza del pene come sintomo di virilità, per finire a tre simpaticissime vagine che s’incontrano nell’autobus e si scambiano pensieri e lamentele sui comportamenti pudici o meno, delle proprie padrone. Ogni episodio, oltre ad essere molto divertente, contiene in sé una denuncia, come i complessi che certi luoghi comuni possono far nascere nei branchi degli uomini, la mercificazione del corpo delle donne che fin da piccole hanno a Barbie come punto di riferimento – e lo sappiamo, non può che andare peggio crescendo –, lo sguardo adulto sempre severo nei confronti della curiosità sessuale dei giovani, una mentalità che per tantissimi anni ha impedito alle donne di provare piacere. Come racconta, in un excursus storico, una delle attrici: solo nel 1970 in Italia viene legalizzato il divorzio, questo vuol dire che, siccome la maggior parte dei matrimoni era combinato senza che i partner si conoscessero veramente, le donne erano costrette ad essere “usate” come sfogo dei propri uomini, anche se non funzionava e non si sentivano rispettate, perché non potevano divorziare. Nel 1971 viene ammesso in coppia l’uso di contraccettivi; prima di quella data, sottolineano gli attori “Come facevi a provare piacere se rischiavi ogni volta di rimanere incinta e non potevi abortire?” [divider]Dai 6 mesi ai 6 anni di carcere per chi lo faceva, se lo faceva fare o aiutava a farlo, infatti, secondo la legge italiana, solo nel 1978 l’aborto sarà legale. Ecco perché la denuncia vera e propria è quella di un’emancipazione che passa attraverso la libertà di vivere la sessualità come si vuole. E’ lo spettacolo stesso, difatti, che nasce dalla raccolta di materiale e dati da diverse fonti reali, messe in forma per essere raccontate e dare spazio e luce a problemi che ancora oggi attanagliano la vita di tutti i generi sessuali. Tra qualche scena un po’ banale ed altre più originali, lo spettacolo cattura lo spettatore facendolo divertire e riflettere allo stesso tempo.[divider]