
"Irgendwann fällt jede Mauer" ("Prima o poi tutti i muri cadono")

Domenica 9 novembre si è svolta a Berlino la celebrazione per il venticinquesimo anniversario dalla caduta del muro.
Il muro, ufficialmente chiamato antifaschistischer Schutzwall, Barriera di protezione antifascista, era un sistema di fortificazioni fatto costruire dal governo della Germania Est (DDR – Repubblica democratica) per impedire la libera circolazione delle persone tra Berlino Ovest (e quindi la Germania Ovest di cui faceva parte) e il territorio della Germania Est.
Il muro ha diviso in due la città di Berlino per 28 anni, dal 13 agosto del 1961 fino al 9 novembre 1989, giorno in cui il governo tedesco-orientale – in seguito all’apertura delle frontiere da parte dell’Ungheria con l’Austria il 23 agosto 1989, che aveva dato la possibilità ai tedeschi dall’Est che in quel momento si trovavano in vacanza in altri paesi dell’Europa orientale di espatriare in occidente -decretò l’apertura delle frontiere con la repubblica federale. Tra Berlino Ovest e Berlino Est la frontiera era fortificata da due muri paralleli di cemento armato, separati da una cosiddetta “striscia della morte”, larga alcune decine di metri. Durante questi anni, in accordo con i dati ufficiali, furono uccise dalla polizia di frontiera della DDR almeno 133 persone mentre cercavano di superare il muro verso Berlino Ovest. Alcuni studiosi sostengono che furono più di 200 le persone uccise mentre cercavano di raggiungere Berlino Ovest o catturate ed in seguito assassinate. Per la città di Berlino e per la Germania in generale la caduta del muro fu dunque un momento di grande liberazione, e ogni anno lo ricordano con una celebrazione diversa, per l’anniversario di 20 anni la Porta di Brandeburgo fece da sfondo ad un immenso “domino” con centinaia di elementi colorati alti più di due metri, quest’anno, per il 25esimo anniversario, la città ha festeggiato liberando in volo nel cielo di Berlino 8000 palloncini, costruiti con materiale biodegradabile e disposti lungo 15 km sulle tracce del Muro,con il sottofondo dell’Inno alla gioia, diretto da Barenboim.
Della caduta del muro, insomma, se ne parla tanto: ma i muri nel mondo sono davvero crollati?
In Cisgiordania nella primavera del 2002 è stata eretta la barriera di separazione israeliana sotto il nome di chiusura di sicurezza , allo scopo -ora raggiunto- d’impedire fisicamente l’intrusione dei terroristi palestinesi nel territorio nazionale. Questa barriera, il cui tracciato di circa 700 km è controverso ed è stato ridisegnato più volte particolarmente a causa delle pressioni internazionali, consiste per tutta la sua lunghezza in una successione di muri, trincee e porte elettroniche, e, chiamata muro della vergogna da chi è ostile al progetto, ha causato più di 2000 vittime, di cui la maggior parte civili palestinesi. Per celebrare la caduta del muro, un gruppo di attivisti residenti nella West Bank, armati di mazzuolo, ha eluso i controlli lungo l’alta parete che separa i due stati e ha aperto un varco tanto grande da permettere a una persona di attraversarlo, interrompendo così il “serpentone” che percorre tutto il confine. Un gesto simbolico, che vuole dire “basta” all’infinita guerra tra israeliani e palestinesi e alla separazioni tra due popoli che, fino al dopoguerra, riuscivano a convivere, a essere vicini di casa. Vuole anche ricordarci, in un giorno in cui si celebra la caduta dell’antifaschistischer Schutzwall, che l’Occidente per un muro abbattuto ne ha eretti tanti altri.
Si calcola che dal 1998 a oggi siano morti circa 6000 migranti nel deserto nel tentativo di entrare negli Usa, dal Messico; quotidianamente i mass media ci comunicano la morte di tante vittime del Mediterraneo, o, per meglio dire, vittime dell’indifferenza, emigranti che si avventurano disperati sui barconi, e affondano in mezzo al mare. La Svizzera ha chiuso le frontiere agli immigrati. E si potrebbe continuare all’infinito ad elencare le barriere dell’Occidente.
Non è necessario un blocco di cemento, o porte elettroniche, per fare un muro. Un muro è quello che creiamo tra noi e “l’altro”, “il diverso”. Se vogliamo che i muri cadano, non limitiamoci a far volare palloncini in una bella festa autocelebrativa. Cerchiamo di trarre insegnamenti dalla storia, e non ripetere gli stessi errori. “Irgendwann fällt jede Mauer” (“prima o poi cade qualunque muro”). Speriamo.