
Dopo le parole del presidente Mattarella, che durante il discorso di San Silvestro aveva incitato i giovani al voto in vista delle Politiche del 4 Marzo, qualcosa sotto ci doveva essere. A darcene la conferma, in questi giorni, sono i nuovi sondaggi dell’Espresso, dove si legge che “Tre ragazzi su quattro non seguono la politica, oltre la metà non si identifica come di destra o di sinistra, neppure uno su tre saprebbe chi votare”. Il maggior risultato è raggiunto dal Movimento 5 Stelle, che raccoglie il 43% dei votanti, segue poi Liberi e Uguali, neonato partito liberista di Pietro Grasso con il 14%, che precede di poco la Lega al 13% e Forza Italia con il 12%. Chiude infine il Partito Democratico al 10%. Crescono, inoltre, le simpatie per gli estremisti di destra e di sinistra, su tutti Casapound e Forza Nuova.
La Stampa, invece, ci racconta di un agghiacciante 70% di potenziali astenuti tra i 18 ed i 24 anni: una scelta politica, quella degli elettori dell’oggi e del domani, in risposta ad un sistema di partiti che indebita i giovani per promettere pensioni da sogno all’elettorato più anziano. Un’ennesima prova, questa, di instabilità e mancata pianificazione nella politica italiana, dove un voto oggi vale più di un laureato domani e dove non si preserva la carriera dei giovani, salvo poi urlare alla fuga di cervelli.
Le alternative, poi, raccolgono pochi consensi: è il caso di Potere al Popolo, un neonato movimento di protesta giovanile che, nonostante l’ascesa dell’ultimo periodo, non sembra in grado di far valere i diritti dei giovani.
Il quadro che ne viene fuori, quindi, è cupo come il miglior Caravaggio e descrive un popolo di giovani disinteressati, incapaci anche di cogliere proposte positive e di lottare per se stessi, scoraggiati da un sistema che non li considera e non li sprona. Il risultato è un disamore assoluto della gioventù nei confronti della politica, un disamore che sembra essere reciproco.