
Nel cortile delle carrozze di Palazzo Reale, un nome da fiaba, nonostante le carrozze non ci siano più, qui si alza il sipario sotto un cielo di stelle, quello della sezione Osservatorio del Napoli Teatro Festival 2018 e dello spettacolo “Fool e’Fools” andato in scena sabato 16 giugno, e la magia è garantita.
L’apertura dello spettacolo è affidata al più giovane attore della compagnia, il piccolo fool, discolo, disco, o puck, che fa da jolly nel gruppo, quel gruppo che poco a poco si compone sul palco, fatto di homeless, di volti e di storie. Sono cinque emarginati nella loro diversità caratteriale, fisica, nella singolare esperienza di vita vissuta, incarnano in qualche modo quella tragedia che riverbera dai personaggi del mondo immaginativo shakespeariano, senza però palesarlo in modo evidente, per far si che il carico drammatico rappresenti l’uomo e la sua storia in modo archetipale.
Ed è tra gli scatoli di cartone che fungono da letti, le ruote di legno che diventano tavoli di un pranzo di avanzi, a dispetto della spaghettata di eduardiana memoria in “Miseria e Nobiltà”, che si gioca la partita della vita, in un’immaginaria partita a carte, in una mano in cui ci si racconta: due donne, molto diverse l’una dall’altra ma entrambe accomunate da un dolore passato, così come gli uomini protagonisti di un flusso di coscienza, in cui uno dei due si rivolge al Buon Dio in una preghiera disperata in uno stretto dialetto napoletano, invocando la giustizia terrena, se esiste, ricchezze, povertà, diseguaglianza, ci sta una risposta a tutto ciò? Senza profferire una sola parola, lo spiega forse meglio di chiunque altro il giovane folletto che con il solo trillo del berretto che porta in testa, porta una ventata di speranza per il futuro.
Notevole l’impegno degli attori in scena, ben costruita la scenografia e grande cura anche nella scelta dei costumi. Il tutto restituisce uno spettacolo gradevole e che fa riflettere.