

il Presidente Elkann
La Fiat e l’Italia divorziano. La Fabbrica Italiana Automobili Torino, nata nel lontano 1899, va via dal nostro paese. E’ nata la nuova FCA ossia Fiat Chrysler Automobiles con sede legale ad Amsterdam e con domicilio fiscale a Londra. Le quotazioni azionarie avverranno al New York Stock Exchange (Nyse) di New York e solo quella secondaria rimarrà presso il Mercato Telematico Azionario (MTA), la cosiddetta Borsa, di Milano. Addio Lingotto, addio Torino, addio tradizione, addio storia dell’Italia industriale. Durante l’ultimo consiglio di amministrazione, sotto la presidenza di John Elkann, si è stabilito sia il cambio di nome che le modifiche alle sedi.[divider]
Ma perché queste modifiche? Dal comunicato ufficiale emesso a fine riunione e secondo le analisi degli economisti pare che la sede in Olanda consenta – secondo quanto stabilisce la normativa nazionale – ai soci stabili il diritto al doppio voto per cui il controllo da parte di Exor – ossia la holding della famiglia Agnelli – potrà essere certo e stabile. Per quanto riguarda la nuova quotazione in Borsa il cda – spiega il comunicato – ha previsto che “gli azionisti di Fiat ricevano un’azione FCA per ogni azione Fiat posseduta”.
Ma perché il domicilio fiscale in Gran Bretagna? Secondo la Fiat questo “non avrà effetti sull’imposizione fiscale cui continueranno ad essere soggette le società del Gruppo nei vari paesi in cui svolgeranno le loro attività”. Di diversa opinione è invece la leader della Cigl Susanna Camusso che invece esprime preoccupazione che la Fiat paghi le tasse in un altro paese “facendo anche qui un’operazione di impoverimento”.[divider]
Entusiasti i vertici dell’azienda automobilistica – che negli ultimi anni si è già affacciata al mercato internazionale acquisendo l’americana Chrysler – con a capo Elkann, nipote del compianto Avvocato Agnelli, e l’amministratore delegato Sergio Marchionne.
John Elkann sottolinea come questo momento di trasformazione sia un nuovo capitolo della storia aziendale, il punto di arrivo di un ” viaggio che è iniziato più di dieci anni fa con la ricerca di soluzioni che assicurassero a Fiat il proprio posto in un mercato sempre più complesso è culminato nell’unione di due organizzazioni, ognuna con una grande storia nel panorama automobilistico ma con caratteristiche e punti di forza geografici differenti e complementari (…) Fiat Chrysler Automobiles ci permette di affrontare il futuro con rinnovata motivazione ed energia” ha concluso il presidente.
Sergio Marchionne, emozionato, ammette: “oggi è una delle giornate più importanti della mia carriera in Fiat e Chrysler”. Ed ancora: “abbiamo lavorato caparbiamente e senza sosta a questo progetto per trasformare le differenze in punti di forza e per abbattere gli steccati nazionalistici e culturali – aggiunge – ora possiamo dire di essere riusciti a creare basi solide per un costruttore di auto globale con un bagaglio di esperienze e di competenze allo stesso livello della migliore concorrenza”.[divider]
Ma considerato l’indissolubile rapporto creatosi nei decenni tra la casa automobilistica torinese e tutt’Italia, l’elevato numero di dipendenti e l’incredibile indotto ma soprattutto tenuti conto i pessimi precedenti legati alla crisi e al taglio delle risorse in vari stabilimenti, queste strutturali modifiche di assetto organizzativo e formale che impatto avranno sull’Italia?
La nota ufficiale della nuova FCA promette che tutte le attività che confluiranno in Fiat Chrysler Automobiles “proseguiranno la propria missione, compresi naturalmente gli impianti prodottivi in Italia e nel resto del mondo, e non ci sarà nessun impatto sui livelli occupazionali”. Visti i precedenti, possiamo davvero esser sicuri?
Ma perché queste modifiche? Dal comunicato ufficiale emesso a fine riunione e secondo le analisi degli economisti pare che la sede in Olanda consenta – secondo quanto stabilisce la normativa nazionale – ai soci stabili il diritto al doppio voto per cui il controllo da parte di Exor – ossia la holding della famiglia Agnelli – potrà essere certo e stabile. Per quanto riguarda la nuova quotazione in Borsa il cda – spiega il comunicato – ha previsto che “gli azionisti di Fiat ricevano un’azione FCA per ogni azione Fiat posseduta”.
Ma perché il domicilio fiscale in Gran Bretagna? Secondo la Fiat questo “non avrà effetti sull’imposizione fiscale cui continueranno ad essere soggette le società del Gruppo nei vari paesi in cui svolgeranno le loro attività”. Di diversa opinione è invece la leader della Cigl Susanna Camusso che invece esprime preoccupazione che la Fiat paghi le tasse in un altro paese “facendo anche qui un’operazione di impoverimento”.[divider]
Entusiasti i vertici dell’azienda automobilistica – che negli ultimi anni si è già affacciata al mercato internazionale acquisendo l’americana Chrysler – con a capo Elkann, nipote del compianto Avvocato Agnelli, e l’amministratore delegato Sergio Marchionne.
John Elkann sottolinea come questo momento di trasformazione sia un nuovo capitolo della storia aziendale, il punto di arrivo di un ” viaggio che è iniziato più di dieci anni fa con la ricerca di soluzioni che assicurassero a Fiat il proprio posto in un mercato sempre più complesso è culminato nell’unione di due organizzazioni, ognuna con una grande storia nel panorama automobilistico ma con caratteristiche e punti di forza geografici differenti e complementari (…) Fiat Chrysler Automobiles ci permette di affrontare il futuro con rinnovata motivazione ed energia” ha concluso il presidente.
Sergio Marchionne, emozionato, ammette: “oggi è una delle giornate più importanti della mia carriera in Fiat e Chrysler”. Ed ancora: “abbiamo lavorato caparbiamente e senza sosta a questo progetto per trasformare le differenze in punti di forza e per abbattere gli steccati nazionalistici e culturali – aggiunge – ora possiamo dire di essere riusciti a creare basi solide per un costruttore di auto globale con un bagaglio di esperienze e di competenze allo stesso livello della migliore concorrenza”.[divider]
Ma considerato l’indissolubile rapporto creatosi nei decenni tra la casa automobilistica torinese e tutt’Italia, l’elevato numero di dipendenti e l’incredibile indotto ma soprattutto tenuti conto i pessimi precedenti legati alla crisi e al taglio delle risorse in vari stabilimenti, queste strutturali modifiche di assetto organizzativo e formale che impatto avranno sull’Italia?
La nota ufficiale della nuova FCA promette che tutte le attività che confluiranno in Fiat Chrysler Automobiles “proseguiranno la propria missione, compresi naturalmente gli impianti prodottivi in Italia e nel resto del mondo, e non ci sarà nessun impatto sui livelli occupazionali”. Visti i precedenti, possiamo davvero esser sicuri?
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