
In Cina la potenza dell’energia legata all’eolico continua ad essere ai massimi livelli: nel 2013 supera del 22% il nucleare con 135TWh. Di questo passo è quasi certo che riesca a superare l’obiettivo di 200 GW nel 2020. Il nucleare deve fare i conti con costi più alti, tempi più lunghi, e soprattutto scarsità di risorse, oltre al legittimo rallentamento verificatosi dopo Fukushima. In questi ultimi 10 anni, la crescita della produzione eolica cinese si è letteralmente centuplicata, con un tasso che ha superato il 70% all’anno. Continuando a paragonare le due fonti di energia ovviamente profondamente diverse, l’eolico e il nucleare diremmo che se eolico e nucleare dovessero mantenere il ritmo di crescita degli ultimi cinque anni nel 2020 l’energia prodotta dal vento arriverebbe a superare l’altra del 60%. L’energia del vento dalla sua ha la grande estensione di territori deserti con buona producibilità. L’auspicio di tutti è quello che le istituzioni di Pechino – ma anche quelle di Roma, perché no? – riflettano su quanto sta accadendo. Continuare a puntare sull’energia del vento è uno degli obiettivi di tanti esperti del settore. Bisognerebbe, dunque prendere esempio dai grandi colossi dell’economia come la Cina e pensare anche di far fruttare le potenzialità del territorio itlaiano. Di questo avviso, tra gli altri, anche
Francesco Azzarito, revisore contabile di piani industriali delle aziende del settore delle energie rinnovabili, attento alle dinamiche di sviluppo del settore.