

Rinvio doveva essere e rinvio è stato.
Con un decreto-legge approvato nelle ultime ore, il Governo ha stabilito di rimandare le attesissime elezioni amministrative, inizialmente previste per la primavera di quest’anno, al prossimo autunno.
La tornata elettorale, che con ogni buona probabilità vedrà accorpate le consultazioni regionali della Regione Calabria e quelle di svariati comuni italiani – tra cui Roma, Napoli, Milano, Torino – si svolgerà nel periodo compreso tra il 15 settembre e il 15 ottobre dell’anno corrente.
Fortemente ha inciso sulla scelta dell’esecutivo l’attuale recrudescenza della pandemia a livello nazionale, nelle ultime ore tornata a correre ai livelli allarmanti dell’ottobre scorso; ma ancor di più, la massima prudenza è stata suggerita dalle stesse modalità con cui viene abitualmente condotta una campagna elettorale e, cioè, mediante il continuo e copioso incontro di persone, l’organizzazione di comizi elettorali, riunioni, assembramenti. Insomma, tutte attività che mal si conciliano con il periodo attuale.
Il rinvio delle consultazioni, tuttavia, ha scatenato la reazione di molti esponenti del mondo politico, secondo cui nella scelta di rimandare le votazioni ci sarebbe ben poca “lungimiranza sanitaria”, quanto piuttosto una cinica “opportunità politica”.
Secondo il Sindaco di Napoli, Luigi De Magistris: “Questo rinvio lascia perplessi. Non si tratta solo di pandemia ma anche di una manina politica che ha inciso sulla scelta di rimandare le consultazioni”.
Nelle scorse ore si era espresso in merito alla possibilità di rinvio, poi divenuta concreta, anche il candidato sindaco di Napoli Antonio Bassolino, il quale aveva già subodorato il possibile scenario: “E’ interesse della città potersi esprimere alle urne quanto prima. Non vorrei che rinviare queste elezioni sia solo un pretesto per spompare i candidati già in corsa”.
Insomma, la verità, come sempre, potrebbe stare nel mezzo.
Da un lato la pandemia, con le sue ormai croniche ed inesorabili difficoltà abbrancate alla vita quotidiana dei cittadini. Dall’altro la insostenibile promiscuità/leggerezza politica che attualmente si manifesta tanto a livello nazionale quanto – forse ancor più – a livello locale.
In realtà, a ben vedere, con riferimento alle criticità legate alla pandemia, una soluzione avrebbe potuto esser trovata, o per lo meno cercata: ad esempio, le votazioni potevano esser distribuite su più giorni anziché esser concentrate nel solo “classico” weekend; si poteva prevedere una turnazione al voto per lettera del cognome, per anno di nascita; si potevano organizzare ulteriori sedi elettorali in aggiunta a quelle scolastiche, ad esempio nelle palestre – oggi più vuote che mai – nei centri fieristici o nei padiglioni delle mostre. E tanto altro ancora.
Probabilmente, di più difficile realizzazione – almeno nel breve termine – sarebbe stato per molte forze politiche in gioco trovare un credibile assetto politico in vista delle elezioni. Missione ancora più complicata che fronteggiare la pandemia.
E allora questo tempo in più servirà. Se a scongiurare il contagio o a dar tempo alle forze politiche, oggi spaesate, di (ri)organizzarsi non è dato sapersi. Quel che è certo, d’altro canto, è che ancora una volta i cittadini dovranno attendere per potersi recare alle urne.