

Al Wanda Metropolitano di Madrid si è svolta la finale dell’edizione 2018/2019 di Champions League. L’ambita coppa dalle orecchie grandi se l’è aggiudicata il Liverpool di Klopp, finalista già nella passata stagione. Una partita in discesa per i Reds in vantaggio sugli Spurs già al 2’, con Salah a segno dal dischetto per un tocco di braccio in area di Sissoko. Non una bella partita, non all’altezza certamente delle spettacolari semifinali. Il vantaggio del Liverpool è soprattutto merito di Alisson che non si è fatto cogliere mai impreparato sugli affondi del Tottenham. E forse proprio nel miglior momento degli uomini di Pochettino, all’87’, il Liverpool mette una seria ipoteca sul trofeo con il raddoppio di Origi. Allo scadere dei 5 minuti di recupero è il Liverpool ad alzare la coppa al cielo. La prima volta per Jurgen Klopp che, dopo 6 ko in finale, finalmente si laurea campione d’Europa.

L’altra finale, quella di Europa League a
Baku, ha decretato il trionfo del Chelsea sull’Arsenal per 4-1. Sarri conquista
la prima finale europea e, con la sua inseparabile tuta, solleva il primo
trofeo della sua carriera.
Una gara bloccata nel primo tempo che stenta a decollare, con i Gunners che
attaccano e i Blues che concedono solo qualche fiammata. Poi nella ripresa il
Chelsea cresce e dilaga trascinato da Giroud al 49’, Pedro al 60’ ed un grande
Hazard che sigla la doppietta al 65’ su rigore ed al 72’. A nulla serve la rete
dell’Arsenal ad opera di Iwobi al 69’, appena entrato.
Dopo il trionfo di Maurizio Sarri in Europa League, tutto il club azzurro si è congratulato con il tecnico per la vittoria ottenuta con una prestazione travolgente. Contemporaneamente l’ex allenatore del Napoli, ai microfoni di Sky, ha voluto dedicare la coppa appena conquistata ai tifosi napoletani: ”perché a loro non sono riuscito a dare questa soddisfazione” – aggiungendo: “i napoletani sanno benissimo l’amore che provo per loro, avranno sempre il mio rispetto ma la professione ti porta a fare altri tipi di percorsi, ma questo non può cambiare i rapporti con i napoletani”. Parole di affetto, senza dubbio, ma anche di profonda delusione per i tifosi azzurri che tanto hanno amato il Comandante e le sue gesta. Mentalità e prodezze che hanno spinto un folto numero di accoliti a creare una corrente filosofica denominata “Sarrismo: gioia e rivoluzione”, che lo vede protagonista di un movimento di ribellione al grido di: “fino al Palazzo”.
Negli ultimi giorni infatti molto si è parlato del futuro del tecnico toscano che, dalla Roma al Milan, sembra essere approdato alla guida dei bianconeri. Con le dichiarazioni fatte la volontà di Sarri appare chiara: una cosa è il tifo e un’altra cosa è la professione. Quindi non dovremmo meravigliarci ed amareggiarci se le scelte professionali di Mr Sarri, una volta superato l’ultimo ostacolo, cioè lo scioglimento del contratto che lo lega ancora al club londinese, lo porteranno alla panchina della Juve. Avrà scelto l’uomo, il tecnico, il professionista ma certamente non il Comandante, una figura gloriosa, creata e mitizzata dal popolo napoletano e che probabilmente non esiste nella realtà.