

[dropcap]A[/dropcap] ciascuno il suo: ogni persona affetta da diabete è diversa quindi, personalizzata, ”su misura” dovrebbe essere la cura da seguire. Partendo da questa semplice riflessione, Antonio Ceriello, vicepresidente dell’Associazione medici diabetologi (AMD), due anni fa mise a punto, insieme a un gruppo di colleghi italiani, un prototipo definito tecnicamente ”algoritmo terapeutico” che traeva origine dalle caratteristiche di età, durata della malattia, fattori di rischio e complicanze, identificando così svariati profili di malattia da sottoporre a protocolli di cura personalizzati. In Italia è già stato sperimentato, validato e trasformato in un software disponibile per tutti i medici sul sito AMD.[divider] Due anni dopo, l‘algoritmo made in Italy ”ha ispirato e profondamente caratterizzato l’analogo strumento messo a punto da IDF-International Diabetes Federation, l’organizzazione internazionale che raccoglie le società scientifiche e le associazioni di volontariato attive nella lotta al diabete”, spiega Ceriello, che è stato l’organizzatore responsabile del gruppo di lavoro internazionale appositamente costituito da IDF, costituito da una ventina di esperti , fra cui due italiani, a loro volta già componenti del gruppo di esperti dell’algoritmo AMD: Alberto De Micheli e Marco Gallo. Il modello realizzato è stato mostrato in anteprima mondiale a Roma, nel corso dell’incontro internazionale ”Personalizing treatment of type 2 diabetes in practise’‘, organizzato dalla stesso Ceriello con la partecipazione di alcuni tra i massimi esperti mondiali di diabete, per considerare le modalità di integrazione delle diverse esperienze di personalizzazione della cura nel mondo. Come ha spiegato Cerriello:
L’obiettivo è di orientare le scelte terapeutiche, allineando le cure prescritte, ovunque nel mondo e da qualunque medico, alle persone con diabete, nel massimo rispetto delle loro specifiche caratteristiche. In altre parole: cercando personalizzazione e standardizzazione”. Ma non è tutto: infatti, continua lo stesso : “Questo approccio al problema ha risvegliato l’interesse dell’Unione Europea, alle prese con il problema di porre un argine al dilagare delle malattie. Partendo dall’esempio del diabete, riconosciuto come prototipo di malattia cronica, abbiamo proposto alla UE, insieme ad altri esperti, di studiare simili modelli da applicare, ad esempio, alle malattie cardiovascolari o alla broncopneumopatia cronica ostruttiva
Un altro traguardo italiano, altro orgoglio e soprattutto altra speranza per la cura di patologie tra le più diffuse del Pianeta.
Massimiliano Notaro