
Gran parte della popolazione mondiale condivide frammenti della sua vita sui diversi social network, quali Facebook, Twitter, Youtube e Instagram. Ma ci siamo mai chiesti se il tempo dedicato ai cosiddetti “colossi” della rete che si accaparrano una buona fetta delle nostre interazioni social, si ripercuote poi sulla personalità dell’individuo stesso? Stando a studi riportati dal gruppo di AsapScience, la risposta è affermativa.
Noi dedichiamo in media 2-3 ore al giorno a navigare in internet, a guardare video su Youtube, a commentare e mettere mi piace a diversi stati e foto di Facebook ecc. Queste recenti abitudini, oltre che a portare dei nuovi termini nel nostro linguaggio comune, quali “mi tagghi nelle foto” o “metti un i like al mio status”, portano anche a delle conseguenze dirette sulla personalità di chi utilizza tali strumenti.
Una tra le prime è la dipendenza. Una buona percentuale degli internauti risulta essere incapace di controllare il tempo trascorso a navigare nel web e a balzare da un social all’altro. Alcune scansioni cerebrali di queste persone mostrano dei danni che si riscontrano nelle medesime parti del cervello di chi fa uso di sostanze stupefacenti, praticamente vi è una degenerazione delle regioni che controllano le emozioni, i processi decisionali e l’attenzione. Il risultato che ne viene fuori è l’appagamento immediato con il minimo sforzo che i social ci offrono, e tale cosa fa sì che il cervello crei una dipendenza orientata ai risultati ottenuti con estrema facilità.
Vi è poi la questione del multitasking che per quanto ci induce a pensare che l’uso dei social ci renda più scaltri nel dirigere più operazioni simultaneamente, purtroppo non è così. Siamo in grado di gestire con facilità una finestra aperta su Twitter e una su Facebook e scrivere su entrambe contemporaneamente, ma diventiamo poi meno abili nel passare da un compito all’altro nella vita reale, diventiamo facilmente distraibili e avvertiamo un calo di memoria inerente alla diminuzione della nostra efficienza di immagazzinare informazioni.
Ma la conseguenza che detiene il podio è quella che si riscontra nelle relazioni sociali. I rapporti che nascono su internet risultano essere molto più leggeri e impersonali di quelli che si affrontano nella vita reale, da offline, lasciando in stand by i sentimenti. Ecco perché le nuove generazioni preferiscono un caffè virtuale “insapore” ad una Fanta ghiacciata con cannuccia. La speranza è: “che da qui a un quarto di secolo a questa parte un’emoticon a 32 pixel non valga più di un sorriso a 32 denti”.