
Nella zona industriale di Avellino, nel territorio del Comune di Montefredane, mercoledì 11 giugno pomeriggio c’è stata un’esplosione nello stabilimento della “Novolegno”, fabbrica di lavorazione e trasformazione del legno. Uno dei tre silos dell’azienda ha preso fuoco per motivi ancora poco chiari ed è mezzo crollato su se stesso facendo un boato udito distintamente nel cantone dello stabilimento e nei paesi limitrofi e da molti scambiato per terremoto. Fortunatamente il botto non ha fatto vittime, ma una coltre di fumo nerissimo ha avvolto la zona per ventiquattro ore.
La “Novolegno” del gruppo Fantoni di Udine è una delle poche aziende del territorio poco scalfite dalla crisi e anche l’altro ieri pomeriggio la giornata lavorativa procedeva a pieno regime quando le fiamme hanno cominciato a sprigionarsi. Fabbrica discussa la Novolegno, soprattutto dai residenti nelle sue terre di circondario a causa dei fumi che regolarmente i tre silos metallici mandano nell’aria giorno e notte; non a caso, nei momenti concitati dell’incendio interno e della fumata esterna, fra i primi a recarsi sul posto e a chiedere spiegazioni sono stati alcuni fedeli cittadini particolarmente preoccupati per la durata del conclave fuori ordinanza. Accolti pure in maniera poco garbata da qualche vescovo/operaio e da improvvisate sentinelle del campanile in disfacimento. “Sono trent’anni che ci avvelenate!” lo sfogo ricorrente dei cittadini contro gli operai loro malgrado difensori dei padroni della baracca. Ricordiamo che la Novolegno produce a poca distanza dalla ex Isochimica, capofila delle industrie antiecologiche in una valle che nell’immaginario collettivo avellinese sempre più sta diventando “la valle dei tumori” (anche L’Espresso se ne è occupato) vista l’alta incidenza del male fra gli abitanti, ovviamente primi (indifesi) bersagli dei fumi e degli scarichi industriali della produzione.
L’incendio comunque è stato arginato in maniera molto professionale e tempestiva dai vigili del fuoco di Avellino che, nel giro di qualche ora, hanno avuto la meglio sulle fiamme (in verità non molto esuberanti) riportando lo stabilimento ad una situazione di calma apparente. Sul luogo anche diversi carabinieri della Compagnia di Avellino a fare da cintura isolante ai caschi rossi.
Conseguenze del pomeriggio caldo. La Procura di Avellino ha inevitabilmente aperto un fascicolo sulla vicenda ipotizzando l’incendio colposo e ponendo sotto sequestro quello che rimane della “torre” semidistrutta dalle fiamme.
I tecnici dell’ARPAC hanno fatto i prelievi del caso durante l’intera giornata di giovedì per valutare soprattutto i danni (ulteriori) fatti dal silos capriccioso. Nostro commento: l’ARPAC (Agenzia regionale per la protezione ambientale della Campania) si muove sempre a cose fatte, mai una volta che cercasse di anticipare gli eventi facendo serio controllo e prevenzione.
I duecentodieci operai dello stabilimento sono stati messi a riposo per qualche giorno in attesa di sviluppi. Alcuni di loro meriterebbero un riconoscimento per il forte spirito di attaccamento aziendale e di dedizione alla causa imprenditoriale dimostrati. “La direzione aziendale e la proprietà, ammirati da cotanta arditezza della quale animati i lavoranti beduini nel pugnare indomiti contro il fuoco improvviso altresì contro i vili cronisti locali, una lapide posero.”
I sindacati hanno cominciato il loro coro di voci indistinte e titubanti; solo la CGIL sembrerebbe avere preso decisa posizione sull’accaduto chiedendo l’adeguamento dei sistemi di sicurezza e rilevando come quello di mercoledì è stato il terzo giorno “problematico” vissuto dalla Novolegno nell’ultimo anno e come solo quindici giorni fa un incidente sul lavoro è costato una gamba ad un lavoratore della fabbrica.
I sindaci della zona, in particolare quelli di Montefredane e di Atripalda, hanno pubblicamente chiesto delucidazioni all’azienda sulla sostanze fuoriuscite dall’esplosione e finalmente si sono resi conto dell’assenza di un piano di evacuamento e di emergenza in caso di più grave incidente dentro le mura del castello industriale fumante.
Secondo i primi accertamenti trapelati, l’esplosione sarebbe stata dovuta alla compressione nel silos di uno dei grandi filtri che bloccano le impurità nella lavorazione della pressa, quindi un filtro delle polveri di grandissime dimensioni sarebbe esploso. Tale filtro aspirava tutte le impurità e avrebbe aspirato anche un principio di incendio…Proprio il filtro invece avrebbe subito una compressione e di conseguenza l’esplosione. La chimica trattata nel filtro in casi del genere provoca più fumo che fiamme ed ecco spiegata la nuvolaccia di fumo scuro che ha avvolto tutta la zona. Molto bravi sarebbero stati anche gli operai ad avviare con solerzia e competenza le operazioni di messa in sicurezza.
L’associazione “Ambiente e salute”, nata proprio per denunciare la crisi ambientale della valle del Sabato, annuncia battaglia agli industriali poco sensibili alla salute pubblica e agli amministratori distratti.
Alcuni attivisti del movimento grillino di Avellino hanno rivendicato e rinsaldato la loro protesta già iniziata da diversi mesi con la campagna “Stop biocidio nella valle del Sabato”, evidenziando la solitudine politica della loro voce (ma non è proprio così) e offrendo al deputato grillino locale la possibilità di promettere un intervento parlamentare sull’episodio.
Il gruppo Fantoni spa e i loro primi ufficiali di stanza nella Novolegno probabilmente ancora non sono stati messi al corrente dei fatti, solo così possiamo spiegare il loro silenzio.