
Le ultime due discariche abusive in abruzzo sono state individuate, proprio pochi giorni fa, dagli uomini del corpo forestale dello stato della città di Ortona a mare nella zona di Ranchini (circa 3.500 metri quadrati) e Vassarella (circa 1.000 metri quadrati). Materassi, elettrodomestici, vestiti, ma anche contenitori di fitofarmaci ed additivi, nonché oli minerali. Più precisamente, le discariche erano situate in siti adibiti a vigneti ed uliveti, creando perciò non solo un (evidente) inquinamento ambientale ma deturpando anche la morfologia, la spontaneità naturalistica del territorio, la sua intrinseca bellezza. Come a dire, un cavolo a merenda, e per lo più OGM. Non è l’unico caso di abusivismo in abruzzo, regione che, negli ultimi anni si è vista costellata di punti -tanto che è stata ideata una vera e propria mappa delle città con discariche abusive- sensibili al fenomeno. Negli ultimi anni, tutto l’abruzzo è rimasto vittima di violenza biochimica in varie zone. A partire da Bussi, si ricordi il caso delle acque inquinate, tra i vari e numerosi comuni ci sono: Palena (CH), San Valentino, Cepagatti, Spoltore (PE), Penne, Montebello sul Sangro (CH). Sembra che l’area abruzzese in cui esiste una maggiore concentrazione di discariche da bonificare siano nelle provincie di Chieti e Pescara. In provincia di Teramo, invece, altre discariche in località di Pietracamela e Bisenti. “Meno” preoccupante il numero delle città coinvolte nell’aquilano: sotto accusa i comuni di Castel di Sangro, Pizzoli, Ortona dei Marsi, Lecce dei marsi e Balsorano.
L’Italia è un paese già condannato dalla Corte europea, sanzionata con una multa di 40 milioni di euro da versare. Ecco, se le discariche in via di bonifica presenti in abruzzo non verranno presto eliminate, la Regione dovrà pagare sette milioni di euro di quei 40 disposti per risolvere il problema, in tutto il territorio nazionale. Ad oggi, abbiamo a disposizione 27 milioni di euro spendibili per la bonifica di 28 discariche, denaro accumulato grazie ai fondi europei, all’ex Pain e del ministero dell’Ambiente che mise a disposizione 15 milioni di euro per 15 discariche. Riassumendo, i soldi sono, eccome. Circa un milione a discarica. Mica male! E allora, cosa impedisce i lavori? Come al solito, sono i comuni più piccoli a soffrire la carenza di uffici e luoghi organizzativi e gestionali. Altri invece, si stanno muovendo e hanno già predisposto stazioni d’appalto per dare avvio ai lavori.
Il dirigente nazionale servizio rifiuti, Franco Gerardini, ha preso a cuore il problema seguendo tutte le fasi di inoltro del procedimento nei confronti della Regione abruzzo, L’ultimo atto fondamentale sigillato dal dirigente è stato quello del disporre l’utilizzo dei 27 milioni di euro; decisione che si è rivelata esemplare, fonte di guida ed esempio per sindaci ed assessori. In realtà, le procedure per lo smaltimento delle discariche in abruzzo sono ben due: la prima si riferisce al 1999: allora, la regione non si preoccupò di creare piani di adeguamento delle discariche. La seconda, del 2007, riguarda nella fattispecie le discariche abusive ed è dovuta alle ricerche della forestale. Ovviamene, risolvere il problema dell’abusivismo significherebbe sradicare quello a monte, relativo alla negligenza -quasi perenne- delle istituzioni interessate. Repetita iuvant (ripetere le cose aiuta), dicevano i latini. Almeno in questo caso, l’UE che tira le orecchie all’Italia ci va bene, molto bene, se questo significa ripulire il nostro territorio.