
La nuova silloge poetica che nasce dal cuore di un’isola, tra luce, malinconia e orizzonti interiori
C’è un luogo dove ogni strada conduce al mare. Dove i pensieri si fanno passi, e i passi diventano versi. È da queste passeggiate solitarie tra le pietre bianche di Ortigia che nasce Dentro i vicoli che portano al mare, la nuova raccolta poetica di Alessandro Piccione, pubblicata da Il Seme Bianco/Controluna. Dopo il debutto con Tazzine sparse – immagini e parole, Piccione torna con una voce più matura e intensa, capace di trasformare la quotidianità in metafora e i sentimenti in materia luminosa. La sua poesia è fatta di luce che filtra dietro una serranda abbassata, di malinconia che diventa virtù, di orizzonti interiori che si muovono con il moto del mare. Ogni componimento è un piccolo approdo, un momento sospeso tra confusione e consapevolezza, in cui il lettore è chiamato a riconoscersi o perdersi. I versi di Piccione non offrono certezze, ma visioni; non insegnano, ma accompagnano. L’isola diventa metafora dell’anima: chiusa e aperta, distante e vicinissima. Come scrive lui stesso: “Se la malinconia fosse una virtù / sarebbe un fiume che non ho mai visto / e una nuova colazione inventata.” Una poesia che accoglie, disarma, sfiora. E invita a camminare — anche solo con lo sguardo — dentro quei vicoli che, inevitabilmente, portano al mare.