

Sul palco, durante i funerali del compagno José Luis Lopez Solis detto Galeano, membro dell’EZLN, ucciso il 2 Maggio in uno scontro a fuoco con dei paramilitari, il Subcomandante Marcos decreta la fine del Subcomandante Marcos.
«Dichiaro che smette di esistere il Subcomandante Insurgente Marcos, autodenominato il Subcomandante di Acciao Inossidabile» le ultime parole del leader zapatista messicano.
Questi, da lui stesso definito “un travestimento pubblicitario” lascia il movimento nato nel 1994 dopo lunghi periodi senza apparizioni in pubblico che avevano dato adito a supporre per il leader carismatico messicano problemi di salute. Ed invece come si legge da un comunicato degli zapatisti “la sostituzione del Comandante non avviene ne’ per malattia, ne’ per decesso, ne’ per mutazioni interne o per epurazioni, ma e’ dovuta ad alcuni cambiamenti interni che hanno già riguardato o riguarderanno l’EZLN”; dal palco, col suo solito passamontagna e con una benda da pirata a coprirgli un occhio, il Subcomandante Marcos – che il governo messicano ha identificato in Rafael Sebastian Guillen, classe 1957 – ha dato l’addio alle scene.[divider]Applausi per lui dai circa mille aderenti a La Sexta presenti alla cerimonia di commiato per Solis ma soprattutto dai più di tremila miliziani ed “insurgentes” zapatisti.
Una figura misteriosa quella di Marcos: con la sua pipa, il berretto e l’immancabile passamontagna si configura come un’ immagine ai limiti della leggenda; l’anti leader spesso paragonato al chapatista Che Guevara.
Famose le parole rilasciate durante una rarissima intervista alla giornalista canadese Naomi Klein in cui disse «Marcos e’ un gay a San Francisco, nero in Sudafrica, un asiatico in Europa, un Chicano a San Ysidro, un anarchico in Spagna, un palestinese in Israele, un indio maya a San Cristobal, un ebreo in Germania, uno zingaro in Polonia, un mohawk in Quebec, un pacifista in Bosnia, una donna sola in metropolitana alle dieci di sera, un contadino senza terra, un membro di una gang in una baraccopoli, un operaio senza lavoro, uno studente infelice e, naturalmente, uno zapatista sulle montagne».[divider]Se vuoi ascoltare l’articolo letto dalle nostre redattrici clicca qui
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