
A volte basta mettersi solo dall’altra parte per cambiare il proprio punto di vista.
Di sicuro gli spettatori presenti al Teatro Bellini di Napoli che hanno assistito allo spettacolo
“Borderlife – la nostra vita dall’altra parte”, si sono calati a turno nei panni di Liat ed Helmi, i protagonisti di una storia d’amore bella impossibile fra un’ebrea e un palestinese.
Lo spettacolo parte”, con adattamento teatrale di Francesca Merloni e Nicoletta Robello, tratto dal romanzo ‘Borderlife’ di Dorit Rabinyan pubblicato nel 2014 e bandito dal ministero
dell’Istruzione israeliano in quanto «minaccia all’identità ebraica», è uno spaccato di vita autentica.
Un amore che nasce per caso tra dubbi e incertezze, tenerezze e confessioni fino a scontrarsi con la realtà fuori che è ben più amara di quella della grande mela che ospita i due amanti.
Entrambi di bianco vestiti recitano l’amore e prendono a prestito i versi di chi l’Amore lo ha celebrato e rappresentato:
“Vuoi già partire? Il giorno non è ancora vicino: era l’usignolo, e non l’allodola, quello che ti ha ferito col suo canto l’orecchio trepidante; esso canta tutte le notti su quel melograno laggiù: credi, amor mio, era l’usignolo.
Era l’allodola, messaggera del mattino, non l’usignolo: guarda, amore, come quelle strisce di luce invidiose della nostra gioia, cingono di una frangia luminosa le nubi che si disperdono laggiù nell’oriente; i lumi della notte si sono spenti a poco a poco, e il dì giocondo si affaccia in punta di piedi sulle nebbiose cime delle montagne: io debbo partire e vivere, o restare e morire“
“Romeo e Giulietta” Shakespeare
Il tutto accompagnato dalla piacevoli note dei Radicanto, formazione musicale pugliese.
Plauso all’interpretazione di Pavel Zelinskiy (Hilmi), convince a tratti meno quella di Liat (Francesca Merloni).
Il teatro è una grande cassa di risonanza e quindi viva il teatro e chi ha coraggio di portare in scena la libertà di esistere e amare al di là di ogni credo politico e religioso.