
L’opzione donna è un particolare trattamento pensionistico, che prevede la possibilità per le lavoratrici donne (dipendenti e autonome) di andare in pensione anticipata, in presenza di requisiti anagrafici che sono più favorevoli rispetto a quelli che sono entrati in vigore dal 1° gennaio 2008 in poi e con una pensione calcolata col sistema contributivo.
E’ il solito do ut des: si va in pensione prima, ma il quantum è calcolato interamente con il sistema contributivo e vige l’impossibilità di svolgere altre attività lavorative.
Inizialmente si chiamava “regime sperimentale donna“, e fu introdotta dalla legge Maroni del 2004, divenne “opzione donna” con la legge Fornero e successivamente prorogata con le successive leggi di bilancio, da ultimo quella 2022.
Possono accedere all’opzione donna le lavoratrici che vantino contributi alla data del 31 dicembre 1995, a patto che non siano quelli della gestione separata Inps o che vogliono utilizzare i contributi che hanno maturato in tale gestione per raggiungere il requisito contributivo.
Per quanto riguarda i requisiti anagrafici: possono beneficiare del regime le lavoratrici che al 31 dicembre 2021:
– abbiano maturato almeno 35 anni di anzianità assicurativa e contributiva, al netto dei periodi di malattia, disoccupazione o prestazioni equivalenti
– abbiano almeno 58 anni di età se si tratta di lavoratrici dipendenti o 59 anni di età se si tratta di lavoratrici autonome.
Le lavoratrici che hanno i requisiti per poter accedere all’opzione donna ricevono la pensione di anzianità a partire dai 12 o dai 18 mesi successivi alla data di maturazione degli stessi, a seconda che si tratti di dipendenti o di autonome.
Le lavoratrici del comparto scuola possono conseguire il trattamento pensionistico dal 1° settembre, mentre quelle dell’Alta Formazione Artistica Musicale e Coreutica dal 1° novembre. La differenza è semplicemente dovuta all’inizio dell’anno scolastico: settembre per le scuole, novembre per gli AFAM
La domanda per accedere alla pensione mediante l’opzione donna va rivolta all’Inps.
Ovviamente prima di optare per questo strumento è il caso di fare una attenta valutazione, economica, ma non esclusivamente monetaria. Va valutata l’utilità marginale e quindi il grado di soddisfazione che un individuo attribuisce al “consumo del tempo libero oppure del denaro, dato e costante il consumo di tutti gli altri beni”. Ma questa è una storia vecchia come il mondo: è meglio l’uovo oggi o la gallina domani?
L’opzione è tutta lì.