

Dal 27 marzo, tutti i teatri, cinema e sale da concerto, potranno riaprire, ovviamente rispettando le linee guida del governo atte a prevenire la diffusione del Covid-19.
In merito a questa riapertura, abbiamo intervistato Mario Gelardi direttore artistico del Nuovo Teatro Sanità di Napoli che ci racconta, dati alla mano, come per le piccole-medie realtà teatrali è più complicato riaprire.
«Innanzitutto ricordiamo che le piccole realtà teatrali non hanno ricevuto nessun ristoro – dice Gelardi – noi non chiediamo sussistenza ma vogliamo essere paragonati agli altri teatri. L’importante è garantire la sicurezza di chi viene a vedere uno spettacolo; però se riusciamo in altri luoghi al chiuso a garantire sicurezza non si capisce perché si pensi che nei teatri non venga garantita.»
Ricordiamo anche che la riapertura per i teatri, cinema e sale da concerto verrà accordata nelle sole regioni in zona gialla seguendo determinate regole stabilite dal governo e dal Comitato Tecnico Scientifico. Niente da fare in caso in cui le regioni siano in zona arancio o rossa. In confronto alla scorsa estate la capienza non potrà superare il 25% di quella massima, per un massimo di 200 spettatori.
«In questo paese – continua Mario Gelardi – la cultura viene vista come uno svago, come superflua. Questa concezione non ha colore o bandiera politica; forse usare l’espressione spettacolo possa far pensare che sia una cosa leggera ma si dimenticano che siamo un’industria con circa 300 mila persone che ci lavorano. Se, chi ci amministra, pensa che il teatro sia solo lo spettacolo teatrale, si sbaglia; dietro ad uno spettacolo non ci sono solo gli attori ma un mondo fatto di commercianti, di operatori e di tecnici che lavorano in questo ambiente.»
Altre domande che restano al momento senza risposta: a che ora si andrà in scena, se il coprifuoco resta in vigore? Ci saranno delle produzioni che vorranno mettere in scena uno spettacolo? E con le regioni che, una settimana si e una settimana no, cambiano colore ci sarà un continuo stop and go? Vale la pena riaprire i teatri, i cinema e le sale da concerto a queste condizioni?
Come diceva Alessandro Manzoni nei versi de “il cinque maggio”, ai posteri l’ardua sentenza…