

Mentre in Italia incombe la crisi di Governo, il 25 gennaio 2021 é in calendario una nuova manifestazione che coinvolgerà il mondo della scuola. All’insegna dello “stop alla Didattica Integrata a Distanza” e del “rientro a scuola in sicurezza” alunni e insegnanti faranno corpo per portare alla luce del mondo tutta la loro insofferenza e lo sconforto che oramai incombe in entrambe le categorie atteso che a circa un anno dalla pandemia alcuna soluzione è stata offerta al mondo scuola in grado di garantire omogeneamente la ripresa in presenza. L’Italia è suddivisa in zone rosse, gialle, arancioni finanche bianche (ma per ora nessuna regione ne presenta i requisiti) e mentre alcune regioni hanno ripreso, sebbene parzialmente, le attività didattiche in presenza anche alternandole alla didattica a distanza, altre, come la Campania, sono riuscite a stento a garantire un’attività a singhiozzo alle sole scuole materne e alle prime classi delle primarie con orari inadeguati a coprire le reali necessità scolastiche. Con un’ultima ordinanza il governatore della Campania ha stabilito, nonostante venisse auspicata da buona parte della popolazione una ripresa globale in presenza con le dovute precauzioni, il rientro in presenza per le sole scuole primarie ma solo fino alla terza elementare (un minuto di raccoglimento è doveroso per le famiglie che abbiano figli sia in prima che in quarta elementare). Un provvedimento questo ancora una volta incomprensibile e in controtendenza rispetto al resto d’Italia che non può non essere letto se non unitamente all’obiettivo di portare la Campania verso l’ambizioso primato di prima regione d’Italia ad uscire dalla pandemia! Per la serie abbiamo un obiettivo e lo perseguiremo costi quel che costi, anche a costo di schiacciare definitivamente i più fragili, gli inascoltati assoluti. E mentre il movimento pro riapertura in sicurezza fermenta tra studenti annoiati, depressi e quelli che si sentono derubati del futuro anche il corpo docenti si divide tra la minoranza a favore del rientro a scuola per le più svariate ragioni (stanchezza, difficoltà familiari, difficoltà di approccio alla didattica a distanza, mancanza degli alunni pochi casi in verità, etc.) e la maggioranza degli arroccati agli schermi dei pc tra chi si fa scudo della necessità di proteggere i più fragili (gli anziani) avanzando teorie mediche sulla maggiore contagiosità dei giovani o sulla diffusione più rapida del virus tra i banchi di scuola piuttosto che nei centri commerciali o in quelli estetici, nei supermercati piuttosto che nei negozi o per strada nei luoghi di aggregazione.
Alcun pensiero in tutto questo caos di dati, teorie e metodi di intervento è andato alla possibilità che questo prorogarsi della didattica integrata (integrata a cosa non si è compreso visto che la presenza non è stata per nulla ristabilita perché non ristabilita per tutti e cioè per tutti gli alunni e per tutte le regioni) possa diventare la didattica definitiva per il nostro Paese. Mi spiego meglio. La scuola nella sua organizzazione attuale è totalmente al di fuori della realtà, disallineata alle innovazioni e scollata dal metodo di comunicazione giovanile, priva ancora dei beni strumentali necessari in questa epoca digitalizzata. Si vuol continuare a trasmettere il sapere con gli stessi codici dell’800 in un mondo che offre le stesse informazioni con un click. Un po’ come ostinarsi ad attendere il messaggero per avere notizie dal fronte pur avendo le web cam piazzate e i droni svolazzanti sul luogo della battaglia. A chi serve più oggi questo tipo di comunicazione? Certamente non a chi deve formarsi per andare a costituire la classe dirigente o politica del paese domani ma, in verità, neppure e soprattutto agli altri.
Allora tra le tante provocazioni di chi dice che il compito della scuola non è quello di tenere a parcheggio gli alunni, ma neppure quello di rendere l’estremo sacrificio al proprio Paese si fa avanti questa che mi sembra di gran lunga più vera è possibile: e se il maestro virtuale, sotto forma di un’intelligenza artificiale in grado di offrire ai ragazzi attraverso una comunicazione efficace, fatta di immagini, narrativa, film, teatro, documentari, test, giochi virtuali tematici, emotivamente coinvolgente ed in grado di fissare indelebilmente i contenuti, diventasse l’alternativa a questa noia profonda rappresentata dalla DAD raffazzonata dai docenti nell’ultimo periodo?
Perché se i ragazzi devono restare nella bolla multimediale per colpa dell’incapacità politica di organizzargli una delle poche cose che paventa di garantirgli e cioè l’istruzione, allora almeno che sia una bolla di valore!
Pensate se i ragazzi avessero la possibilità di dare all’avatar del loro maestro le sembianze che più gli stimolano pensieri gradevoli cambiandogli il colore dei capelli o degli occhi, se lo potessero vestire con gli abiti più di tendenza, se potessero prendere da lui solo il meglio potendo mettere da parte gli isterismi legati alle giornate no (per i suoi problemi familiari, per i dispetti che gli fanno i colleghi, per la dirigente che non gli dà alcuna delega, per l’indisciplina dei suoi alunni indomabili, o perché anche oggi non ha trovato posto per l’auto, o ancora perché oggi piove); se potessero farsi rispiegare la stessa lezione con altri esempi o in modo personalizzato sui propri tempi di apprendimento, se l’interrogazione altro non fosse che un leale confronto di idee, o se alla fine del percorso scolastico il maestro virtuale fosse in grado di tirare fuori dai dati raccolti qual’è la strada lavorativa più adeguata per il ragazzo, insomma a cosa realmente si sia interessato con passione negli anni di scuola. Chissà se per i ragazzi sarebbe un bene o un male. Certamente ne guadagnerebbero in termini di competenze visto che oggi la scuola deve fare i conti con la sua incapacità di formare adeguatamente i ragazzi, di renderli autonomi nel mondo, di allontanarli dal male assoluto costituito dalle vecchie e nuove dipendenze sempre in crescita e sempre più incontrollabili.
Tuttavia la vita non è fatta solo di competenze.
Esiste ancora tra le pieghe della differenza tra educare ed insegnare un elemento fondamentale che nessuna macchina ancora è in grado di fornire: l’umanità quella fatta di corpo e anima.
L’umanità può essere la chiave per aprire il cuore dei giovani e ritrovare tutte le motivazioni necessarie per credere ancora nell’importanza della scuola, per credere ancora che il maestro è oltre le competenze, una guida verso se stessi, per trovarsi, perdersi e ritrovarsi ancora.
E per chiudere cito, dedicandola ai ragazzi, la frase di una bellissima canzone di Marco Mengoni, giovane ed amato cantautore e fa così: “credo negli esseri umani che hanno coraggio, il coraggio di essere umani”.