
La frase che conosciamo è la parte rimasta più famosa di un discorso che Benito Mussolini pronunciò il 2 ottobre 1935 contro la condanna all’Italia, da parte delle Nazioni Unite, per l’aggressione all’Abissinia.
Però, chissà perché, questa citazione viene costantemente aggiornata ogni qualvolta succede un avvenimento importante.
Ed ecco che le star del momento, onnipresenti in tutti i telegiornali e talk di grido, sono loro, i virologi.
Prima di loro, le uniche mascherine che conoscevamo erano quelle di Batmann o di Zorro, ora invece, grazie ai loro dotti insegnamenti, tutti ci districhiamo fra FFP1, FFP2, FFP3, N95 e KN95 ,chirurgiche, in tessuto oppure filtranti.
Grazie a loro sappiamo che la distanza minima per evitare il contagio da parte delle goccioline del respiro deve essere almeno di 1 metro, anche se alcuni parlano di 1, 83 ed altri dicono che ci sono goccioline che “fanno dei giri immensi e poi ritornano”.
Virologo, chi era costui?
Quello che pochi sanno che esiste una classifica anche per i virologi, determinata da un punteggio: maggiore è il punteggio, maggiore è il loro indice di credibilità.
Un bellissimo articolo de “Il Tempo” ha fatto le pulci a tutti i virologi in circolazione. prendendo spunto da Scopus, che è il mega database di riassunti e citazioni per articoli di pubblicazioni riguardanti la ricerca e mettendo in evidenza che i virologi che più vediamo in Tv sono quelli che hanno minore credibilità a livello mondiale.
Infatti il loro H-Index, cioè il punteggio a loro attribuito sulla base dei titoli accademici di ciascuno, delle pubblicazioni scientifiche e del numero di citazioni dei loro lavori nel tempo da parte di altre pubblicazioni scientifiche, è veramente basso.
E, come detto, più basso è il punteggio, minore è il loro prestigio e l’attendibilità a livello internazionale.
Il miglior piazzamento è del virologo italo-americano Anthony Fauci, che però non è dipendente del Ministero della Salute italiano, bensì al soldo di Donald Trump. I suoi 174 punti gli hanno permesso di tener testa al presidente USA e di imporgli il lockdown anche se The Donald non era d’accordo.
Anche in Italia abbiamo delle eccellenze, ma non sono né consulenti del governo, né presenzialisti della TV.
Si tratta di Alberto Mantovani dell’Humanitas (167 punti), Giuseppe Remuzzi dell’Istituto Mario Negri (158), e Luciano Gattinoni (84) che lavora però in Germania, all’università di Gottingen. Discreto prestigio hanno anche il nostro Paolo Ascierto (63) dell’Istituto nazionale dei tumori Fondazione “G. Pascale”, Giuseppe Ippolito (61) direttore scientifico dello Spallanzani, Giovanni Rezza (59) dell’Iss e Massimo Galli (51) del Sacco di Milano.
Considerando che una buona reputazione si ottiene con almeno 80 punti e una sufficienza dai 50 punti in su, sono quasi sufficienti il virologo di fiducia della Regione Veneto, Andrea Crisanti (49) e Ilaria Capua (48) che lavora in Florida.
Tutti gli altri, secondo la citata Bibbia della scienza, sono giudicati ampiamente insufficienti dalla comunità degli scienziati. Voti bassini o bassissimi proprio per quelli che vanno per la maggiore nelle trasmissioni televisive come “esperti”. Come Walter Ricciardi (39 punti) preso come consulente dal ministero della Salute e Pier Luigi Lopalco (33) che pure è ospite fisso dei talk show. Bassissimo il giudizio su Roberto Burioni (26), virologo che andò per la maggiore quando si imposero i vaccini a tutti gli italiani e oggi arruolato come ospite fisso da Fabio Fazio nel suo Che tempo fa.
Ancor più giù, nelle parti basse della classifica troviamo Maria Rita Gismondo (22 punti), che derise le preoccupazioni sul coronavirus ritenendo l’epidemia assai meno distruttiva di una influenza, assoldata come “esperta” di riferimento dal Fatto Quotidiano, su cui scrive anche Andrea Scanzi, che in una ormai famosa diretta Facebook censurava il «delirio collettivo» sul Covid-19 e, lasciandosi andare ad una serie di epiteti coloriti, scriveva «non è una malattia mortale» e non a caso scrive per il giornale di Feltri.
Ma la classifica non è finita, c’è anche chi sta peggio: il presidente dell’Iss, Silvio Brusaferro (21 punti appena) cui il governo ha di fatto affidato la guida delle decisioni sul coronavirus, Fabrizio Pregliasco (14) e Giulio Tarro (10 punti), disprezzato dalla comunità scientifica, ma non privo di fans, visto che qualcuno di loro ancora insiste per candidarlo al premio Nobel.
Meritocrazia, cos’era costei???