

Al Napoli mancano 15 rigori. L’ennesimo episodio sfavorevole, che questa volta ha visto protagonista Arek Milik, ha riproposto tutti i torti arbitrali subiti dagli azzurri in questo campionato. Con il penalty non concesso contro il Lecce i rigori non riconosciuti ai partenopei salgono ad una quota che comincia a preoccupare. Solo due i dischetti accordati agli azzurri e realizzati entrambi dal capitano: il primo, molto discutibile, a Firenze nella prima di campionato, ha probabilmente condannato il Napoli alla successiva astinenza, il secondo concesso a Lecce.
Trattamento arbitrale incomprensibile
Senza dubbio il Napoli, nel suo cammino stagionale, ha commesso tanti errori: alcuni individuali, altri imputabili a tutta la squadra ed altri ancora ascrivibili alla gestione del club, ma di certo ha ricevuto, in questa prima fase, un trattamento arbitrale davvero incomprensibile. Ormai sono diversi e troppi gli episodi dubbi in cui sia gli arbitri in campo che quelli al Var hanno danneggiato gli azzurri in maniera eccessiva. Basti pensare alle partite contro il Cagliari, il Brescia, il Torino, l’Hellas Verona, la Spal, l’Atalanta, il Genova, il Bologna, la Juventus e la Sampdoria.
Il No-Var di Giua in Napoli-Lecce
L’ultima svista, in ordine di tempo, è accaduta nella gara contro il Lecce. L’arbitro Giua non ha assegnato, sul risultato di 2-1 a favore dei salentini, un calcio di rigore per fallo di Donati su Milik, nonostante il richiamo al Var di Abisso. Con un arbitraggio corretto la gara avrebbe potuto prendere un’altra piega, ma questo non lo sapremo mai. Ciò che sappiamo è che le immagini dimostrano come l’ammonizione a Milik, punito per simulazione, sia davvero infondata. Quindi oltre al danno anche la beffa. Episodi come questo distruggono la bellezza del calcio creando solo polemiche e poca chiarezza.
Più della decisione di Giua, condannabile è stato il suo atteggiamento sbagliato e rigido, non volendo rivedere l’azione sul monitor a bordo campo, sebbene sollecitato, facendo emergere, con il suo comportamento, perplessità e proteste, nonché tutti i suoi limiti.
“Il problema dell’umanità è che gli stupidi sono sempre sicurissimi, mentre gli intelligenti sono pieni di dubbi” (B. Russell).
Il direttore di gara è un uomo e come tale può sbagliare, ma non può arrogarsi il diritto di negare la possibilità di rivedere l’episodio al Var. Successivamente potrà anche confermare la prima impressione, ma in questo modo allontana da sé ogni sospetto di malafede.
Una condotta anomala, quella del sardo, soprattutto se paragonata a quella tenuta in un precedente Juventus-Genoa del 30 ottobre scorso, dove lo stesso Antonio Giua non ha avuto dubbi a sanzionare con il rigore un intervento molto simile, di Sanabria su Ronaldo.
Maggiore ricorso al Var per ridurre gli errori
Non si tratta di mettere sotto accusa gli arbitri o il sistema di video assistenza, quanto di esigere lo stesso metro di giudizio. Per il bene del calcio dovrebbe aumentare la professionalità degli arbitri, curando maggiormente la crescita di quelli giovani che, sotto l’aspetto tecnico, dovrebbero rispondere ad un protocollo univoco e soprattutto valevole in ogni caso analogo. Inoltre si dovrebbe intensificare il ricorso al Var nei casi controversi per mettere fine ai numerosi errori che purtroppo vanno sempre verso una sola direzione.
Fermato l’arbitro Giua per due turni
Per stemperare le tensioni il designatore degli arbitri Rizzoli ha fermato l’arbitro Giua per i prossimi due turni. Lo stop suona come una punizione per l’evidente errore commesso dalla giacchetta nera. Un riposo forzato che però non risarcirà la squadra azzurra dei torti subiti.