
A poco più di una settimana dagli agghiaccianti fatti di Macerata, dai titoli sulla vicenda ed il carnefice, il 28enne Luca Traini è stato definito con una vasta gamma di epiteti, da eroe della Repubblica Italiana a mentecatto instabile.
Uno dei termini meno utilizzati dalla stampa, però, è probabilmente quello che descrive al meglio Traini e le sue gesta: terrorismo. Perché Luca Traini è un terrorista ed il suo è un attentato in piena regola, ma andiamo con ordine.
Luca è un 28enne marchigiano che sabato 3 febbraio ha aperto il fuoco dalla sua automobile in giro per Macerata ferendo sei persone. A detta di molti, è stato il gesto di ribellione dei maceratesi esausti dell’ingiustizia nel caso Mastropietro, dove una ragazza è stata fatta a pezzi da un pusher nigeriano. I feriti, però, non hanno nessun rapporto con l’omicidio di Pamela, tranne il colore della pelle e la stessa famiglia della ragazza ci ha tenuto a sottolineare quanto questo gesto fosse sbagliato ed insano.
Chi lo conosce parla di una crescente radicalizzazione a destra in una vita solitaria e disperata, a farsi i muscoli in palestra e a professare idee violente. Dopo la morte del padre avvenuta qualche anno fa, la madre lo aveva da poco cacciato di casa. Come era stato costretto a cacciarlo il suo amico Francesco Clerico, possessore di una palestra, dopo che Traini aveva fatto qualche commento e qualche saluto fascista di troppo.
La lista dei fallimenti del terrorista non finisce qui, considerando il tentativo rovinoso di entrare in politica con la Lega: l’anno scorso alle comunali di Corridonia aveva ricevuto 0 voti, neanche il suo.
La figura che deriva da quello che i suoi conoscenti raccontano è quella di un uomo patetico, che credeva di riscattare una vita di fallimenti con un gesto, a suo modo di vedere, eroico. Da qui la scelta parecchio scenografica di avvolgersi in un tricolore e urlare “Viva l’Italia” al momento dell’arresto.
Un uomo, quindi, debole e facilmente manipolabile che probabilmente aveva sentito qualche discorso di troppo sul come, una volta espatriati (o crivellati) tutti gli extracomunitari, i problemi della sua vita si sarebbero risolti , convinto di fare il bene della propria patria uccidendo gente la cui unica colpa era l’essere neri. Nessuna differenza con un terrorista islamico, dunque: basta sostituire “Viva l’Italia” con “Viva Allah” e la caricatura è perfetta. Insomma, un uomo indottrinato al punto tale da non mostrare rimorso neanche dopo che la famiglia Mastropietro si è distaccata pubblicamente da lui.
Traini ed i circoli fascisti da lui frequentati, però, non sono gli unici colpevoli: la cultura dell’odio, fomentata dal populismo becero dei nostri politicanti, non fa che giustificare questi gesti. Nascono così gli striscioni in onore di Luca ed i commenti indignati del web. Viviamo in un’epoca in cui le persone sono sempre più influenzabili dalle parole, specie se di odio e di oppressione, e se non ce ne rendiamo conto ora saremo costretti a farlo quando nasceranno nuovi Luca Traini.