
E’ del ventisei novembre scorso la notizia di un terribile episodio capitato ad una ragazza eritrea, una dei tanti migranti in fuga dalla dittatura imposta nel Paese da Isasias Aferwerki , spietato e crudele dittatore.
In Eritrea le persone scappano dalla violenza e dalla fame. I militari che dominano incontrastati terrorizzano la popolazione, con esecuzioni senza motivi, e gestendo di fatto, dalle notizie fornite da quei migranti che sono riusciti a raggiungere paesi civili che li hanno ospitati, il traffico di eritrei che pagano per fuggire dal Paese.
Questa volta la cattiva sorte è toccata ad una ragazza incinta. Una volta giunta in Libia, dall’ Eritrea dopo un lungo ed estenuante viaggio, rinchiusa in una baracca insieme agli altri migranti, in attesa di essere messi su una “Carretta del mare” per l’ultimo viaggio verso la speranza di una vita migliore, ha dato alla luce un bambino morto durante il tragitto, proprio a causa delle forti sofferenze ed abusi che ha dovuto sopportare per raggiungere il sogno della libertà.
La ragazza a causa del parto prematuro ha iniziato a stare male, ma nessuno degli organizzatori del campo migranti gli ha prestato soccorso.
Il terzo giorno, sempre rinchiusa nella baracca-prigione, insieme agli altri migranti, in attesa di essere messi sul barcone per il viaggio della libertà è morta sulla spiaggia.
I trafficanti di migranti l’hanno presa è buttata sul fondo della barca, dicendo loro che una volta lontani dalla costa, l’avrebbero gettata in mare.
I migranti però hanno fatto prevalere il buon cuore, l’hanno vegliata, non dando ascolto ai trafficanti. Una volta al largo e lontani dalla Libia, entrati nelle acque di competenza italiana, hanno aspettato i soccorritori della nave Aquarius di S.O.S. Mediterranee competenti per interventi umanitari in quel tratto di mare. I soccorritori hanno così trovato quel corpo di donna senza vita e con ancora le tracce del recente parto.
I migranti una volta in salvo sulla nave, hanno raccontato della triste storia di cui era stata vittima la loro povera sorella. Ora sperano solo che qui in Italia, a Pozzallo abbia almeno una degna sepoltura.