
Il tempo è un fanciullo che gioca, muovendo le tessere di una scacchiera… si apre con una citazione di Eraclito, il Concerto per Amleto, andato in scena nel Real Teatro di San Carlo con una magistrale interpretazione di Fabrizio Gifuni che con una recitazione vibrante e rapsodica omaggia il Re di Danimarca, accompagnato dalle superbe note dell’Orchestra Sinfonica Abruzzese diretta da Rino Marrone con le musiche che Dmitrij Šostakovic (1906-1975) dedicò al testo shakespeariano.
La vita, il tempo che scorre ineluttabile, la morte, le ingiustizie, la follia, vera o presunta, i rapporti familiari incrinati, incrancheniti, dal mostro verde della gelosia, vermi coronati, c’è del marcio in Danimarca , c’è del marcio nella sete di potere.
Gifuni rende omaggio al dramma del vate anglosassone, rende omaggio alla parola, regina e protagonista. Ogni singola parola è un regalo per l’anima, è carica di emozione, rabbia, malinconia. Gifuni non si risparmia e conduce lo spettattore in una cavalcata musicale e linguistica (con alternanza del testo originale in inglese, a forme dialettali) in cui musica e parole si accordano in un ensemble perfetto. Seguendo la lezione del suo maestro maestro Orazio Costa, Gifuni ricorda e mette in pratica le sue parole: “Ognuno di voi si porterà per tutta la vita un fondo di Amleto e si imbatterà di continuo in personaggi attraversati da questa corrente”, strappando al pubblico in sala una standing ovation di applausi a cui da troppo tempo non si assisteva.
Essere, o non essere, questo è il problema
se sia più nobile nella mente soffrire
i colpi di fionda e i dardi dell’oltraggiosa fortuna
o prendere le armi contro un mare di affanni
e, contrastandoli, porre loro fine? Morire, dormire…