
Lacci che chiudono parentesi, istantanee che resistono al tempo. C’è tutto l’ordine e il disordine possibile dei legami familiari nella sgangherata cornice familiare di Aldo e Vanda (Silvio Orlando e Vanessa Scalera), che in “Lacci”, di scena al Bellini, restituiscono al pubblico un’intensa altalena di emozioni, fughe e ritorni.
L’Egregio Signor Marito che, in forma epistolare, viene richiamato dalla Signora Moglie al suo ruolo di pater familia è il trentenne Aldo che, appartenente a quella generazione in cui alla soglia del vent’anni si metteva la fede al dito, si trova a vivere precocemente la classica crisi di mezz’età e corre dietro sottane più frivole.
Con un accorato appello di moglie e madre abbandonata, si apre la piéce, tratta dall’omonimo romanzo di Domenico Starnone, che ha strappato lunghi minuti di applausi. A l’onore e l’onere di aprire lo spettacolo, attraverso parole che di allusivo non hanno nulla e inchiodano lo spettatore e il destinatario della missiva all’intramontabile triangolo delle liaison amorose.
“Lo so che ti vergogni di dire: vedete, mi sono sposato l’11 ottobre del 1962, a ventidue anni, in una chiesa del quartiere Stella, e l’ho fatto solo per amore, non dovevo mettere riparo a niente…”
Il riparo, quel riparo che si chiama famiglia, quella famiglia che trova spazio e forma nelle mura di casa, la stessa casa che i due coniugi, a distanza di anni, tornano ad abitare assieme, quella stessa casa che diventa metafora di un legame spezzato, delle colpe dei padri che ricadono sui figli, dei tempi che cambiano e di quei lacci che nessuno è più disposto a stringere forte quando le cose si mettono male.
Ma allora cos’è che resiste, cos’è che tiene attaccati tutti i pezzi di una storia? Sono i dettagli, il particolare di una foto nascosta per anni, un gesto banale ed ordinario ma speciale come quello di allacciarsi le scarpe in un modo unico, speciale.
Lo straordinario nell’ordinario, un segno che diventa identificativo dell’appartenenza anche quando a questa si sfugge, anche quando è solo frutto di ricordi stravisati, perché parafrasando Elena Ferrante: “Ognuno si racconta la vita come gli fa comodo”.
C’è la famiglia di ieri e quella di oggi, ci sono le rivendicazioni di una generazione stanca e disillusa, ci sta la disperazione e l’ironia. La regia di Armando Pugliese incastra al meglio i complessi ingranaggi del sistema parentela, di cui Silvio Orlando, Roberto Nobile, Sergio Romano, Maria Laura Rondanini, Vanessa Scalera e Giacomo de Cataldo, sono impeccabili interpreti, misurati e intensi.
Orlando, veste a pennello i panni dell’uomo che non ce la fa ad andare fino in fondo, che torna sui suoi passi, che malgrado e nonostante è attaccato a quel laccio, a quel cordone ombelicale, di cui la figura femminile, a metà tra angelo del focolare ed emblema dell’isterismo freudiano, è sempre e comunque depositaria.
“Lacci”
Dal 06/12/2016 al 11/12/2016
Teatro Bellini, via conte di ruvo 14, Napoli
tratto dal romanzo Lacci di Domenico Starnone
produzione
Cardellino s.r.l.