
Sabato 19 novembre Napoli sfilerà in veste aragonese. Alle 15:30, al MANN (Museo Archeologico Nazionale di Napoli) è previsto l’omaggio alla testa del cavallo di bronzo, che per l’occasione è stato trasportato all’ingresso del museo, e alle 16 partirà il corteo, che sfilerà in abiti storici per tutta Via Toledo fino a Largo di Palazzo, per poi ritornare, infine, al museo. Vedremo Cavalieri della Real Cavallerizza di Napoli, della Giostra dei Sedili, i Cavalieri della Città Regia di Cava dei Tirreni, I Cavalieri della Disfida di Barletta, cavalieri in armatura aragonese, e ancora tamburini, sbandieratori, fanti, nobili, gruppi di danza e tutto il popolo a seguire.
Ad aprire il corteo ci saranno gli Sbandieratori e il Corteo Marino Marzano di Sessa Aurunca, del gruppo di Danza Storica Il Contrapasso, i figuranti con gli abiti di Francesca Flaminio, ed il Corteo Aragonese dell’Assunta di S.Maria a Vico.
L’evento è organizzato dal Museo Archeologico di Napoli nella persona del Dott. P. Giulierini e dalla Compagnia dell’Aquila Bianca e patrocinato dal Comune di Napoli e dall’Assessorato alla Cultura e Turismo.
Per quanto riguarda la testa del cavallo, uno dei simboli della città napoletana, a cui la giornata di domani è dedicata, e di cui abbiamo una copia in terracotta anche nel cortile di palazzo Carafa, circolano parecchie storie. Secondo alcuni sarebbe la testa di un’antichissima scultura di un cavallo in bronzo, che si trovava a piazza Sisto Riario Sforza, precisamente all’ingresso della basilica di Santa Stefanìa, e che sarebbe stata fusa (tranne la testa) per ottenere una campana nel 1322, quando la basilica venne demolita per costruire la cattedrale angioina. Secondo altri, invece, la testa fu donata da Nerone al pubblico napoletano, e ritrovata in qualche scavo quattrocentesco. Tuttavia la teoria più accreditata e confermata da studi recenti asserisce che la Testa di Cavallo in terracotta sostituisce un originale in bronzo facente parte di un monumento equestre che Donatello non ultimò mai per il re Alfonso V d’Aragona, che voleva porla sull’arco trionfale del Maschio Angioino. Alla morte dello scultore, nel 1466, del monumento era stata realizzata soltanto la parte superiore; la protome equina fu quindi inviata a Napoli da Lorenzo de’ Medici nel 1471 in dono all’amico Diomede I Carafa, illustre rappresentante della corte aragonese in città, che la posizionò sulla facciata destra del cortile del palazzo, così come vide che era collocata la Testa di Cavallo di età ellenistica nel giardino di palazzo Medici Riccardi a Firenze. La scultura rimase in loco fino al 1809, quando l’ultimo principe Carafa di Colubrano la donò al Museo archeologico nazionale di Napoli sostituendo l’originale con la copia in terracotta, che fu in quest’occasione addossata alla parete di fondo del cortile. Qualunque sia la sua storia, come si dice a Napoli, “a caval donato non si guarda in bocca”, e domani i napoletani lo omaggeranno indipendentemente dalle sue origini!
Non perdete questo spettacolo irripetibile!