
Referendum si, referendum no. Il fatidico referendum sulle trivellazioni ha fatto e continua a far discutere non poco il popolo italiano, dopo la grande assenza degli elettori ai seggi. Il dato oggettivo è che il quorum non è stato raggiunto: ha votato solo il 31, 19% della popolazione. Ma a cosa è dovuto tale astensionismo?
In primis, il livello di disinformazione che ha accompagnato il referendum, con scarse campagne promozionali, sia sui media tradizionali che su quelli digitali, ha influito notevolmente sulla partecipazione generale. Specialmente su facebook e sui social media, si sono scatenate ondate di pagine “demagogiche” dove gli utenti associavano il “Si” o il “No”, al mare pulito o al mare sporco. Per non parlare poi, di casi limite, dove addirittura coloro che hanno votato, erano all’oscuro sui significati da attribuire al “Si” o al “No”. Inoltre, diverse testate giornalistiche, hanno affrontato sul web, il tema con molta sufficienza, limitandosi a riportare le dichiarazioni dei vari esponenti politici, tra cui quelle del premier Renzi che “esortava i propri seguaci ad astenersi, pena il licenziamento di circa 11 mila lavoratori del settore petrolifero”.
Oltre alla disinformazione, dunque, anche una netta strumentalizzazione dell’argomento, ha fatto pendere l’ago della bilancia verso la decisione di non votare. L’impressione seguente al referendum, ma già percepibile prima, è che i cittadini non sapevano per chi o cosa dovevano andare a votare, complice una programmazione televisiva che ha bypassato l’argomento, facendolo passare in sordina.
Del resto, anche il quesito referendario, si presenta alquanto ambiguo: “Volete voi che sia abrogato l’art. 6, comma 17, terzo periodo, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, “Norme in materia ambientale”, come sostituito dal comma 239 dell’art. 1 della legge 28 dicembre 2015, n. 208 “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilita’ 2016)”, limitatamente alle seguenti parole: “per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale?”. Dal testo, non emerge immediatamente, come sottinteso, la volontà di vietare le trivellazioni in mare al largo delle nostre coste.
La conclusione è che ben pochi hanno capito il “senso” di questo referendum. Tutto ciò, appare paradossale se comparato alla politica estera. Mentre in Olanda, il Parlamento approva l’abolizione delle automobili alimentate a benzina, entro il “vicino” 2025, in Italia ci si scanna su un argomento labirintico, costato la bellezza di 300 milioni di euro, che meritava maggiore attenzione da parte di tutti: cittadini ed operatori dell’informazione perché guardare al di là del proprio orticello, è la prima, grande lezione che un paese democratico, consapevole e libero dovrebbe imparare, soprattutto quando di mezzo c’è un’ecosistema da difendere.