

Le vecchie generazioni chiedono, in realtà, un aiuto per comprendere al meglio cosa stia accadendo nell’intimo delle nuove generazioni, prese, apparentemente sempre più da un uso spropositato delle tecnologie e poco inclini all’espressione dei sentimenti. E, d’altro canto, le nuove generazioni, grazie alla loro visione più genuina e diretta di ciò che vivono nel mondo attuale, possono apportare un contributo notevole perché si attui finalmente uno scambio per un nuovo presente che costruisca il futuro.
L’alleanza, il nuovo accordo, oltre il nero tunnel della violenza, è “sulle cose belle”, quelle che fanno stare e sentire bene: le passioni; quelle che rendono la propria vita un’Arte.
L’accordo che si è realizzato tra i giovani e gli adulti alla Scuola “Pirandello-Svevo” è sul riconoscere, sì, la violenza dell’altro, ma anche, in quegli atti violenti, riconoscere una grande fragilità, una grande sofferenza. Riconoscere, infatti, il disagio anche in chi ha atteggiamenti aggressivi e violenti e, ancora, riconoscere, che sia la “sensibilità” che l’“aggressività” facciano parte entrambi dell’essere umano è un importante passo per cominciare a parlare in modo sereno di temi così drammatici. Riconoscere, anche, quanto la società, così come è strutturata attualmente – e quindi si parla delle generazioni di adulti – non sia stata capace di trasmettere valori che interessino ai giovani. Si riscontra, quindi, una comunicazione tra le generazioni manchevole e inficiata, ma si è anche evidenziato quanto, invece, i giovani siano portatori e agenti di passioni e di valori, se a questi si dà ascolto. I giovani, infatti, sono portatori e agenti di passioni e di valori ben differenti dalla noia che manifestano come comportamento ribelle. Ma gli adulti stessi devono riconoscere quale “eredità” stiano lasciando ai propri figli. E che spesso – e ciò non si prende in considerazione quando si affrontano temi di questo genere – sia proprio la noia a rendere insofferenti inducendo a accogliere, con poco senso critico, anche ciò che non fa bene proprio a sé stessi come, ad esempio, gli aspetti di un sistema che “vive su se stesso”, rendendo giovani e adulti “perfetti consumatori” di un sistema innaturale e che lascia un senso di vuoto e di sfiducia. È il caso, ad esempio, della visione di film o di giochi multimediali violenti che imperano nelle trasmissioni televisive o dei diversi giochi tecnologici che rendono il linguaggio aggressivo e violento come un dato di fatto incontestabile e incontrovertibile, “naturale” anche nella vita comune quotidiana. Quella che sembra preponderare è, quindi, un’educazione all’aggressività sempre più stimolata; ma l’aggressività, è, invece, una energia utile, è una energia vitale a cui, però, non viene offerto un “canale di sbocco” in cui riversarsi con fluidità e creatività.
Al Convegno “Cosa si nasconde dietro il bullo?” l’11 novembre scorso si è tentato di dare una risposta concreta a questo stato di cose, che rende tutti apparentemente inermi, con un ampio spazio dato non solo alla descrizione reale e realistica delle situazioni di violenza che riguardano il bullismo. Si è anche valorizzato lo spazio che hanno le passioni nella vita di ognuno e come queste possano cambiare la direzione e i comportamenti di vita, a partire dal quotidiano. Con i ragazzi della scuola media “Pirandello-Svevo” si è giunti alla considerazione che le passioni, qualsiasi esse siano, siano da “curare” e se queste sfociano nell’arte, che ben vengano.
L’arte può diventare un modo pacifico per “ribellarsi” – citando il cantautore Blandizzi, nel suo intervento – a ciò che fa dis-agio, lasciando maggior campo all’aspetto creativo; un atto d’amore, per se stessi e per l’altro, un atto che può essere messo anche in comune trasformandosi in “qualcosa di cui parlare insieme”, attraverso cui parlare e “essere – in – relazione”; qualcosa grazie a cui “essere in-sieme” e stare bene.
In questo modo, quell’emozione trainante, irruente “negativa”, si sgonfia.
Solo così quell’emozione, quel bullo, quel sistema…si sgonfia.
Si sgonfia ridotta, in modo quasi naturale, dalla forza e dall’impetuosità dell’atto creativo stesso, di ciò che fa stare e sentire bene, dall’amore per se stessi, che diventa amore per l’altro. Soprattutto quando quell’atto creativo viene poi condiviso e messo in comune.
L’accordo tra le generazioni si realizza anche nel riconoscere la grande difficoltà per la vittima di bullismo di fuoriuscire dal circolo vizioso che si viene a instaurare nel “sistema della violenza” in un ambito come quello scolastico; ambito in cui l’appartenenza a un gruppo è fondamentale per le relazioni e per la formazione e educazione sentimentale e psicologica.
L’accordo è stato raggiunto nel concedersi il tempo di “raccontarsi come bulli e come vittime” e di riconoscere come le visioni possano cambiare a seconda delle circostanze, ma anche di quanto il confine tra questi sia sottile.
L’accordo, infine, è stato preso: che quelle esperienze dolorose di violenza siano il punto di forza per una svolta, per dare maggiore valore all’interno della propria vita alle emozioni, ai sentimenti, alle passioni da raccontare, e vedere, osservare, guardare meglio, se stessi e l’altro, con lo scopo di tendersi la mano oltre lo “schermo” e stare meglio insieme, realizzando una condivisione delle proprie passioni. Una energia, il più delle volte celata persino a se stessi, ma che fatta fluire, converge alla bellezza dei “rapporti umani”.
L’evento voluto fortemente e organizzato dalla Psicologa Serena Costantino per la Municipalità IX – all’interno della “Settimana del Benessere Psicologico in Campania” – VI Edizione insieme all’Ordine Psicologi della Campania e Anci Campania, e inoltre con il Patrocinio della Commissione Europea, del CNOP (Consiglio Nazionale Ordini Psicologi) ha coinvolto tra gli esperti di settore psicologico la Dottoressa Veronica Sarno, tra gli insegnanti della scuola “Pirandello -Svevo” la Professoressa Maria Francesca Rossano.
Il convegno si è distinto per il coinvolgimento dei ragazzi della scuola all’esperienza viva di artisti e delle loro “arti”, con la “scrittura” – sia con il romanzo “Bulli con un click” di Roberto Bratti che con la poesia con il testo poetico “Vivo tra puntini sospensivi” di Giuseppina Dell’Aria – e con la musica con il cantautore Lino Blandizzi, che ha, inoltre, coinvolto i ragazzi con alcune sue canzoni quali “Curo di me”, “Dirti ti amo” e “Abbiccì” istantanee di un quotidiano semplice e vero, e la danza con il Tango dello psicologo e tangoterapeuta Giovanni Salierno.
Come dire che la passione, l’arte e l’impegno che vi si profonde con costanza può far compiere quella svolta, quella scelta, di stare bene per se stessi, con se stessi, che si tras-forma, in modo naturale, in stare bene con gli altri.
In altre parole: coltivare la gioia del cuore dell’altro… amando se stessi; e citando la canzone di Lino Blandizzi “Curo di te, la gioia del mio cuore: e poi ti incontro nel mondo dove tutto ha più senso e poi si ferma il pensiero e poi si ferma il vento. Forse è la poesia, la musica che ascolto dai tuoi occhi…