

Quella di sbocco alla Gran Via di Madrid non è l’unica piazza spagnola che dichiara nel nome la sua identità poiché, tra le sue omonime, figurano quelle di Siviglia e di Barcellona, né è la sola che si orna al centro di una fontana intorno alla quale si concentrano i simboli della grande storia del Paese. Intorno e accanto alla fontana della Plaza de Espana madrilena, dedicata a Miguel de Cervantes Saavedra, fanno bella mostra di sé le statue di Don Chisciotte e di Sancio Pansa, il monumento in onore del grande narratore eretto nel terzo centenario della sua morte, le Torri veneziane ispirate al modello del Campanile di Venezia.
Il Palazzo Reale è vicino, come i Giardini Sabatini e il Parco Oeste dov’è installato il tempio di Debod, donato dall’Egitto alla Spagna nel 1968 e salvato dall’opera di quattro paesi europei dalla piena di Assuan. Con le sue omonime spagnole, la Plaza de España a Madrid ha in comune l’impostazione storica e culturale. Se quella di Siviglia ha nei quattro ponti che attraversano il canale che la percorre il simbolo degli antichi regni di Spagna e quella di Barcellona ha nelle sculture della fontana i simboli dei mari che bagnano le coste spagnole, quella madrilena ha al suo centro lo spirito stesso dell’antico impero, quel Don Chisciotte nel quale l’autore simboleggiò la crisi politica e sociale seguita alla fine dell’impero.
Il fiero hidalgo è l’incarnazione del sogno e della fantasia, ma soprattutto delle illusioni di chi crede di trovare nella coscienza umana la ribellione all’ingiustizia e la tenera, geniale follia di chi vuol combattere quanto attenta ai suoi ideali di giustizia e di civiltà. Cervantes vi personificò le sue stesse aspirazioni, le sue stesse illusioni, la cui caduta non è mai resa. Egli muore a Madrid nello stesso giorno della morte di Shakespeare: esponenti di quel secolo d’oro dell’arte e della letteratura che influenzerà la lingua e la cultura dei secoli successivi. Non a caso, l’istituto di cultura spagnola a Napoli porta il suo nome. Non dimentichiamo che il personaggio ha ispirato sia l’Orlando Furioso di Ariosto che Il Cavaliere inesistente di Calvino, tutti paladini della grande utopia dei valori eterni dell’uomo, da difendere anche a costo della vita.