Quella del gioco on line è una pratica oramai sempre più diffusa. E grazie al connubio delle televisioni e dell’internet, tanti hanno provato a mettersi in gioco avvicinandosi, partita dopo partita, alle poche e semplici regole, a elementi base di statistica, alla matematica avanzata, alla continua ricerca della giocata perfetta per assicurarsi i montepremi finali. Ci sono delle leggende viventi che del poker Texas Hold’em ne hanno fatto un mestiere: personaggi impassibili, che non lasciano trapelare nessuna emozione senza dare informazioni all’avversario, simili ad automi. E non poteva che essere che un’automa, un computer dotato di intelligenza artificiale, il predestinato a diventare, tramite un algoritmo, il giocatore perfetto nell’Heads-up limit del Texas Hold’em. Non è la prima volta che il mondo della scienza si affida a quello dei giochi per sperimentare e perfezionare le evoluzioni dell’intelligenza artificiale: come dimenticare, per esempio, la sconfitta a scacchi rimediata da Kasparov contro il computer Deep Blue. E forte sarebbe anche l’affidamento della scienza al gioco più specifico delle carte: infatti, come ci spiega il ricercatore canadese Michael Bowling, dell’Università di Alberta: “Il poker è stato una grande sfida per l’intelligenza artificiale nel corso degli ultimi 40 anni e, fino al nostro lavoro di oggi, nessuno aveva espugnato l’heads-up limit Texas hold’em”.
Invece, Roberto Natalini, direttore dell’Istituto per le applicazioni del calcolo del Cnr di Roma, ci spiega dettagliatamente il funzionamento dell’algoritmo CFR+, acronimo di Counterfactual Regret Minimization: “In questo studio, si è cercato di sviluppare un algoritmo che portasse a giocare come un giocatore perfetto, ossia una strategia che puntasse a raggiungere l’equilibrio di Nash, il che non significa vincere sempre, ma fare il meglio possibile con le carte che si hanno. La difficoltà principale, per un algoritmo, è esplorare l’enorme “albero” di partite di poker possibili; una quantità mostruosa di potenziali scenari capaci di annichilire la potenza di qualsiasi computer. La chiave è stata di tagliare molti di questi rami. In particolare, l’algoritmo segue solo quel ramo lungo il quale ci sarebbe un rimorso a non seguirlo. Tecnicamente viene chiamato regret e corrisponde a una situazione di occasione favorevole non sfruttata. In questo modo si eliminano i rami secchi e si può arrivare in un tempo umano alla soluzione, quindi al suggerimento della mossa da fare. Seguendo questa strada, la strategia finale risolve il problema in modo approssimato, ma statisticamente indistinguibile al 95 per cento da un giocatore perfetto che giocasse per 70 anni, per 12 ore al giorno, 200 partite all’ora”. Ecco dunque il complesso metodo di ragionamento del giocatore perfetto che però non si limita esclusivamente al gioco ma apporta nuove e importanti scoperte utili a campi importanti come quello medico. Infatti, il giocatore perfetto CFR+ può essere usato per robusti processi decisionali, dove ci sono da fare scelte importanti.