
Una serie di anomalie gravitazionali sta uccidendo la sopravvivenza della specie umana sulla Terra, da diversi decenni l’umanità è in crisi di cibo, e, dato che i raccolti sono tutti devastati, molte persone si sono date all’agricoltura per rimediare a questa mancanza. La scienza è ormai spinta verso l’oblio, anche l’istruzione scolastica insegna ai bambini che l’uomo non è mai andato sulla Luna e che ciò che si è sempre detto a riguardo è stata solo propaganda. L’ex pilota della NASA e ingegnere Cooper, interpretato dal premio oscar 2014 Matthew McConaughey, costretto a diventare agricoltore, scopre grazie all’intuito della figlia che la NASA è ancora attiva in gran segreto, che il pianeta Terra si è avviato verso la distruzione e che nella nostra galassia, vicino Saturno, è comparso un cunicolo spazio temporale, definito in termini scientifici “warmhole” in grado di condurre l’uomo in altre galassie. Qualcuno deve andare lì a cercare l’esito di tre diverse missioni partite anni fa con l’intento di trovare un altro pianeta con le stesse caratteristiche del pianeta Terra per poter trasferire il genere umano prima della sua totale estinzione. Cooper vede in tutto questo una possibilità di assicurare un futuro migliore ai propri figli. Da qui inzia un’avvincente visione tutta da scoprire.
Pure questa volta Christopher Nolan è riuscito ad allacciarsi al suo classico stile. Anche se Interstellar segue, sotto alcuni aspetti, la scia di un film commerciale (forse perché il regista ha optato per molte scelte narrative pensando agli Academy Awards) il regista è riuscito nuovamente ad andare oltre una semplice forma d’intrattenimento, partorendo un film impossibile da vedere a cervello spento. A creare meravigliose sequenze d’impatto visivo e sensoriale che hanno coinvolto a pieno e in svariati modi lo spettatore hanno fortemente influito la fotografia di Hoyte Van Hoytema e le composizioni di Hans Zimmer. A prescindere dal classico intervallo adottato dalle sale cinematografiche che si compone il più delle volte di due tempi, il film è sostanzialmente diviso in tre atti.
Il primo atto verte principalmente sull’ambientazione e l’introduzione dei personaggi principali, assenti in questa parte grandi sorprese. A dominare la scena sono i forti legami familiari che vigono tra il protagonista e i suoi figli, in particolar modo con la piccola Murph (Mackenzie Foy) e i dialoghi che avvengono tra Cooper e il professor Brand (Michael Caine) che mettono in gioco la sopravvivenza del genere umano legata all’esplorazione e alla ricerca di un nuovo mondo che possa garantire la salvezza dell’individuo.
Il secondo atto è tutto incentrato sul viaggio interstellare che i protagonisti si trovano a fronteggiare e sui loro legami lasciati nel vecchio mondo. Emerge nettamente l’aspetto scientifico in cui vengono menzionate diverse teorie di fisica quantistica.
Il terzo ed ultimo atto inizia con l’ingresso del protagonista nel buco nero che sta a rappresentare forse uno dei misteri più grandi che da sempre ha incuriosito e in egual modo affascinato l’uomo.
Nolan in questa parte finale del film ha fatto sì che l’interpretazione dello spettatore diventasse soggettiva lasciando così la sua inconfutabile firma. E a sfatare la legge di Murphy “se qualcosa può andar male, andrà male” più volte citata nella pellicola, ci ha pensato il celebre regista, che con il suo neonato capolavoro, già nel primo week-end ha letteralmente sbancato i botteghini di tutto il mondo.