
A Napoli l’elenco dei “sospesi” si allunga, infatti dopo caffè, sindaco e pizza sospesi adesso si parla di “biglietto sospeso”. Si tratta di un fenomeno abbastanza recente e l’idea che sta dietro è identica a quella dell’usanza del caffè e della pizza: un piccolo gesto di solidarietà verso chi, oppresso dalla crisi, ha difficoltà a compiere azioni, in questo caso comprare un titolo di viaggio, di routine quotidiana.
Se a conclusione del tuo viaggio avanzano ancora minuti oppure hai un biglietto in più e vuoi regalarlo a qualcuno che ne ha bisogno, basta lasciarlo negli interstizi tra le pietre dei muri delle stazioni o sulle panchine delle fermate degli autobus, così all’occorrenza il passante bisognoso ne potrà usufruire. Un piccolo atto “rivoluzionario” se così vogliamo definirlo, questo perché da un punto di vista legale non sarebbe possibile visto che il titolo di viaggio è personale, ma soprattutto una buona azione, un gesto di altruismo che vuole anche spingere i cittadini a “fare rete”, e ad aiutarsi come si può in tempi difficili come questi. Il gesto del biglietto sospeso è anche un atto di civiltà, un invito a non lasciarsi “tentare” da un tipo di mentalità che non porta a grandi risultati, ovvero quella che giustifica il non acquisto del titolo di viaggio perché i servizi pubblici non funzionano come dovrebbero, oppure perché i prezzi continuano ad aumentare. Un gesto di gentilezza e insieme un buon esempio che viene da una città molte volte sottovalutata e additata negativamente ma che nonostante tutto continua a lottare anche con poco.