
Il nostro pianeta, mai come nell’ultimo secolo, si è trovato a fronteggiare una crisi che mette in subbuglio il suo intero equilibrio. La desertificazione, l’effetto serra, la contaminazione del suolo, l’inquinamento degli oceani, la scomparsa delle foreste e tanti eventi simili non giovano di certo alla salute dell’anziano mondo. Tale crisi viene per questo attribuita in buona parte all’opera dell’uomo, che “per soddisfare i suoi bisogni” utilizza in maniera eccessiva le risorse primarie messe a sua disposizione, allacciandosi inoltre alla logica del mercato e adoperando una produzione industriale basata sul monopolio di tali risorse. Sul nostro pianeta è tutto collegato.
Ogni evento della natura si trova in stretta connessione con tanti altri eventi sia vicini che lontani. Dunque ogni azione dell’uomo sull’ambiente genera una conseguenza. Poi ci sono effetti che vengono subito avvertiti come l’inquinamento dell’aria, l’inquinamento acustico, l’incessante e sempre maggiore produzione di rifiuti ecc.. e altri invece che risultano essere più difficili da individuare e perlopiù sono prolungati nel tempo come ad esempio il cambiamento del clima o addirittura l’estinzione di una specie. Stando a quanto riportato da diverse riviste scientifiche, quali Focus o Coelum, si ipotizza una futura impossibilità di sopravvivenza della nostra specie sul pianeta terra, causata dagli effetti futuri inerenti ai passati e attuali torti che l’uomo ha provocato e ancora tutt’oggi continua a provocare nei riguardi della natura. Quindi, come ci consiglia in una sua canzone “30 Modi Per Salvare Il Mondo” il noto cantautore Lorenzo Cherubini in arte Jovanotti: salviamo il nostro pianeta adesso che ne abbiamo ancora le forze, la possibilità e la coscienza per farlo, perché poi in futuro, quando e se sarà degenerato, potremmo solo stare a guardarlo nei nostri ricordi con nostalgia e con una “lacrima sul viso”.
D’altronde appellandoci ad un vecchio detto, si sa: “l’amore per qualcosa, a volte lo si avverte solo nel momento in cui viene perso”, quindi, quello in cui si spera, è di non arrivare ad un punto di non ritorno.