È iniziata la caccia all’uomo: un italiano di età compresa tra i 50 e i 60 anni, con pochi capelli e tarchiato, che ha seviziato ed ucciso Andrea Cristina Zamfir, la prostituta romena che è stata legata ad una sbarra – che delimita la strada sterrata – e picchiata. Il decesso, causato dalle emorragie interne, è avvenuto quasi immediatamente, ma il cadavere è stato ritrovato lo scorso 5 maggio nella periferia di Firenze. Aveva 26 anni; ora lascia la figlia e il compagno, che vivono a Sesto Fiorentino. [divider]
Non c’è mai fine all’orrore e questo è un dato di fatto. Sette casi dal 2006 al 2014 e tutti simili, tra le altre date di riferimento: 17 luglio 2011 a Calenzano; il 28 marzo 2013 a Ugnano, episodio a seguito del quale una romena dovette ricorrere in ospedale e il referto, che fece partire accertamenti da parte della polizia, previde 20 giorni.
La terza data di riferimento è 21 febbraio 2014, di nuovo a Calenzano. Il dna, per questi tre misfatti, coincide: si tratta, dunque – secondo gli investigatori coordinati dal pm Canessa – di un maniaco seriale che tra Firenze e Prato infligge questo stesso trattamento alle sue vittime. «Era tranquillo, ma quando scendemmo dall’auto diventò una bestia. Aveva gli occhi di ghiaccio; frequentava spesso il parco delle Cascine», racconta una ragazza.
Le fa spogliare, lega le loro mani che fa incrociare sul viso e, talvolta con bastoni di legno, le percuote. In alcuni casi, tra cui quest’ultimo, l’uomo avrebbe usato scotch dell’ospedale fiorentino di Careggi. [divider]Sono sempre prostitute, tutte tra i 30 e i 55 anni, due rumene e cinque italiane, mingherline, disposte ad offrire servizi ‘extra’ in cambio di un maggiore introito, prive della protezione di qualche uomo e non incluse in specifici “giri d’affari. Chiaro è che le denuncie di questi misfatti potrebbero non essere realmente pari al numero delle volte in cui un’azione simile accade: le donne che hanno potuto subire questo trattamento possono essere molte di più e possono aver scelto di vivere nell’omertà.