
Arrestato martedì a Nizza intorno alle 19 , sulla Promenade des Anglais, il boss Antonio Lo Russo dell’omonima famiglia di camorra chiamata “dei capitoni”.
Antonio, figlio di Salvatore Lo Russo -attualmente collaboratore di giustizia – era latitante da circa 4 anni perchè condannato a 20 anni di reclusione per associazione per delinquere di stampo mafioso e associazione finalizzata al traffico di stupefacenti ed era considerato dal Procuratore di Napoli Giovanni Colangelo come obiettivo prioritario nella ricerca dei latitanti. Le indagini sono state coordinate dai pubblici ministeri della Direzione distrettuale Antimafia di Napoli Parascandolo, Amato e Woodcock assieme alle forze dell’ordine d’oltralpe.[divider]
Nonostante fosse dimagrito di oltre 25 chili per l’intensa attività sportiva praticata in questi ultimi anni, sia i poliziotti italiani che la gendarmerie francese l’ha identificato e bloccato subito mentre saliva in auto. Con lui il cugino Carlo, soprannominato Lelè, di soli 23 anni; questi è stato arrestato per il tentato omicidio di Giovanni Lista accoltellato nel quartiere dei Colli Aminei a Napoli per vendetta dopo una sparatoria in cui fu ucciso Mario Lo Russo, parente di entrambi i giovani arrestati. Al momento dell’arresto ha cercato di parlare prima in francese, poi avendo intuito ormai di non poter scappare ha cominciato a parlare italiano richiedendo la presenza di poliziotti italiani per spiegare di essere disarmato.
Antonio Lo Russo è però famoso ai più per ben altre ragioni. Da tutti ormai definito il boss tifoso, venne fotografato a bordo campo durante alcune partite di campionato disputate al San Paolo nella stagione 2009/2010.[divider]Nonostante all’epoca non fosse latitante, la sua presenza allo Stadio destò nei pm alcune perplessità visto che all’epoca erano in corso approfondite indagini su episodi di partite truccate.
Le partite a cui partecipò il boss sono quelle che il Napoli disputò in casa contro il Parma, la Fiorentina ed il Catania. La posizione in cui si fermava Lo Russo era la stessa sempre: dietro la linea di fondo della porta difesa dal portiere delle squadra ospite. La presenza del boss fu giustificata all’epoca, anche dal Presidente De Laurentiis, grazie ad un accredito per accedere al terreno di gioco che fu dato alla ditta che curava la manutenzione del campo; motivo questo per cui il boss indossava sempre la pettorina in dotazione agli operatori della ditta.
Da grande tifoso Lo Russo è citato addirittura da Ezequiel Lavezzi, per tutti il Pocho, che racconta di aver giocato spesso alla Playstation con lui, identificandolo però solo come un capo tifoso. Per questa sua passione per Lavezzi Lo Russo è ricordato anche per lo striscione in curva, durante i primi dissidi tra la dirigenza del Napoli e il campione argentino, “Il Pocho non si tocca”.[divider]
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Antonio, figlio di Salvatore Lo Russo -attualmente collaboratore di giustizia – era latitante da circa 4 anni perchè condannato a 20 anni di reclusione per associazione per delinquere di stampo mafioso e associazione finalizzata al traffico di stupefacenti ed era considerato dal Procuratore di Napoli Giovanni Colangelo come obiettivo prioritario nella ricerca dei latitanti. Le indagini sono state coordinate dai pubblici ministeri della Direzione distrettuale Antimafia di Napoli Parascandolo, Amato e Woodcock assieme alle forze dell’ordine d’oltralpe.[divider]

Antonio Lo Russo è però famoso ai più per ben altre ragioni. Da tutti ormai definito il boss tifoso, venne fotografato a bordo campo durante alcune partite di campionato disputate al San Paolo nella stagione 2009/2010.[divider]Nonostante all’epoca non fosse latitante, la sua presenza allo Stadio destò nei pm alcune perplessità visto che all’epoca erano in corso approfondite indagini su episodi di partite truccate.
Le partite a cui partecipò il boss sono quelle che il Napoli disputò in casa contro il Parma, la Fiorentina ed il Catania. La posizione in cui si fermava Lo Russo era la stessa sempre: dietro la linea di fondo della porta difesa dal portiere delle squadra ospite. La presenza del boss fu giustificata all’epoca, anche dal Presidente De Laurentiis, grazie ad un accredito per accedere al terreno di gioco che fu dato alla ditta che curava la manutenzione del campo; motivo questo per cui il boss indossava sempre la pettorina in dotazione agli operatori della ditta.
Da grande tifoso Lo Russo è citato addirittura da Ezequiel Lavezzi, per tutti il Pocho, che racconta di aver giocato spesso alla Playstation con lui, identificandolo però solo come un capo tifoso. Per questa sua passione per Lavezzi Lo Russo è ricordato anche per lo striscione in curva, durante i primi dissidi tra la dirigenza del Napoli e il campione argentino, “Il Pocho non si tocca”.[divider]
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