
«Il mio nome finisce con l’inizio del nome della mia città, il nome della mia città finisce con l’inizio del mio nome», è così che Lina Sastri racconta il senso di “Linapolina”, il titolo del suo spettacolo cantato su Napoli e la canzone napoletana. Un concerto in musica e parole dove, «racconto la mia terra con la sua musica immortale, infinita, accompagnata da otto musicisti, passando, come sempre, – spiega la Sastri – dalla parola alla musica, alla danza, in un flusso dell’anima che va e viene, come il mare», in scena al teatro Diana mercoledì 9 aprile (27,00/20,00/15,00 euro via Luca Giordano 64, Napoli). E’ il primo spettacolo scritto e diretto interamente dalla versatile artista partenopea, icona del mondo dell’arte dotata di un grande stile interpretativo e carismatica come poche altre donne del mondo dello spettacolo italiano, che ha lavorato con Eduardo De Filippo in palcoscenico, con Nanni Moretti e Giuseppe Bertolucci al cinema. Diviso in due atti, lo spettacolo propone l’alternarsi di poesie recitate ed il meglio della tradizione del canzoniere napoletano riarrangiata a ritmo di fado, bolero, tango: da “I’ Te Vurria Vasa’”, (Russo-Di Capua) a “Reginella” (Bovio – Lama), passando per “Core Ngrato” (Cardillo-Cordiferro), “Era de Maggio” (Di Giacomo), “Bammenella” (Viviani), “Guapparia” (Bovio), e tantissime altre per un totale di 26 brani. Scrivendo “Linapolina”, Lina Sastri sceglie la musica come strumento di raccontarsi, «La libertà è la nota più bella, me la concedo, è il regalo più grande che mi fa la musica, è per questo che la scelgo, oggi più che mai, come una tappa importante della mia vita dedicata al teatro e all’arte»[divider][divider]Se vuoi ascoltare l’articolo letto dalle nostre redattrici clicca qui