
Lo scorso anno in Italia sono state uccise 128 donne, una ogni due giorni e mezzo, e oltre 100 mila bambini sono state vittime di maltrattamenti. Il Museo MADRE, puntando per la prima volta l’attenzione sui carnefici e non sulle loro vittime, propone sabato 29 marzo (dalle ore 10-19 ingresso libero) una giornata per mantenere viva l’attenzione su un tema di drammatica attualità, dal titolo “I MISERABILI”. “Chi sono oggi I Miserabili? – si chiede Désirée Klain, motore del progetto e curatrice dell’evento con Giuliana Ippolito – Parafrasando il romanzo di Victor Hugo, la nostra idea è stata quella di ribaltare la prospettiva consegnataci dalla cronaca e portare l’attenzione del pubblico non verso le vittime, ma verso i loro carnefici, spesso invisibili”. Da qui nasce il concept fotografico “I Miserabili” a cura di Stefano Renna, ideato e diretto da Désirée Klain, risultato di un accurato lavoro di ricerca reso possibile grazie all’apporto di reporter, psicologi, cronisti di giudiziaria, avvocati. Nella sala delle colonne, al primo piano del Madre, i visitatori saranno messi a confronto con una selezione di immagini forti, scatti di cronaca nera, protagonista la violenza, la miseria umana. Non più corpi di donne o di bambini, ma zoom sui loro carnefici, ripresi in canottiera, con lo sguardo perso, portati via in manette. “Vogliamo proporre provocatoriamente un’identificazione negativa – spiegano le curatrici – attraverso queste immagini viene in superficie la sconfitta proiettata in uno specchio deformante, dove il protagonista del delitto é svestito da ogni possibile mitizzazione o forma di giustificazione, e raccontato invece nelle conseguenze negative insite in ogni gesto di violenza”. [divider]Alle ore 17,30 uno speciale incontro: un racconto inedito scritto da Maurizio De Giovanni per il progetto “I Miserabili” sarà letto dall’attrice Gioia Spaziani, interveranno associazioni del territorio, rappresentanti delle Istituzioni, del mondo dell’arte, del lavoro e dell’impegno sociale. Nella Sala inoltre, un prezioso “sfogatoio” ideato da Giuliana Ippolito caratterizzato da due istallazioni delle artiste Gema Ruperez e Barbara Bonfilio; il primo è un vero e proprio contenitore all’interno del quale è esposta l’opera della spagnola Ruperez, dove tutti i visitatori potranno portare, nella giornata del 29 marzo, un oggetto simbolicamente liberatorio rispetto alle violenze che ognuno, a suo modo, ha subito o continua a subire nel proprio quotidiano e prendere in cambio un pezzo dell’opera. L’opera dell’italiana Bonfilio costituisce, invece, una sorta di diario interattivo, dove il pubblico potrà lasciare la propria testimonianza. “Le donne a differenza degli uomini conservano oggetti ed emozioni. L’invito a tutte le donne a liberarsi di questo carico attraverso la catarsi dell’arte – spiega la Ippolito – rappresenta una metafora a liberarsi realmente delle violenze, ed un invito a denunciare”. L’evento è realizzato in collaborazione con L’Ordine dei Giornalisti della Campania e con il patrocinio dell’Ordine degli Avvocati del Tribunale di Napoli e dell’Ordine degli psicologi della Campania.